lunedì 21 novembre 2016

Le dimore dei toscani illustri


Eccolo finalmente!
Il mio nuovo libro sulle dimore dei toscani illustri, che sono stati veramente tanti.
Tra di loro, pittori, scultori, poeti, scrittori, storici dell'arte, burattini, musicisti, imprenditori, tenori, nobildonne, imperatori, politici, santi, papi e profeti.
Case misere e palazzi sontuosi per raccontare chi erano i grandi toscani del passato attraverso cimeli, quadri, oggetti curiosi, architetture e tombe.
E ancora la loro biografia e le loro opere più celebri, in un arco di tempo che spazia dal Medioevo al Novecento, passando tra grandi città, paesi e borghi sperduti fra strade meravigliose e paesaggi incantevoli.
E ho raccontato questi incredibili personaggi, ognuno a suo modo geniale e irripetibile, attraverso le loro dimore, scrigni preziosi di memorie ed emozioni.
Un viaggio divertente e vario che mi è piaciuto molto scrivere, perché ho toccato tanti argomenti interessanti e anche curiosi.
Il libro, come gli altri, lo potete trovare sul sito www.editorialeprogramma.it, sempre che non abitiate in Toscana dove sarà allegato al quotidiano Il Tirreno.

sabato 24 settembre 2016

A spasso con Giambattista Tiepolo...

Eccolo finalmente!
E' uscito il mio libro (in vendita anche sul sito www.editorialeprogramma.it) che racconta di una lunga passeggiata a braccetto con il geniale pittore simbolo del Settecento europeo.
Un'esperienza affascinante, difficile da scrivere, ma che mi ha dato molta soddisfazione. Ho immaginato di averlo accanto e di fare con lui chiacchiere, o quattro ciacole visto che lui era veneziano, disquisendo sulle sue opere, sulla sua visione di sotto in su, sui suoi cieli colmi di figure svolazzanti e leggiadre, su quel senso di infinito che aleggia ovunque.
Il libro poi ha la presentazione del professor Giuseppe Maria Pilo, il più grande esperto vivente del Tiepolo, e questo mi ha dato un'immensa soddisfazione.
Amatelo Giambattista, perché è un uomo fuori dal comune, che ha nel sangue genio e facilità nel creare capolavori.
E non vi deluderà mai.
Giambattista Tiepolo - 1744
Il trionfo della Fortezza e della Sapienza
Venezia, Museo di Ca' Rezzonico

mercoledì 7 settembre 2016

Giorgio Vasari, il primo storico dell'arte

Giorgio Vasari
Autoritratto
Firenze, Galleria degli Uffizi
Il primo, il più importante e più celebre storico dell’arte italiana nacque ad Arezzo il 30 luglio del 1511 e fin da ragazzo frequentò la bottega di Guillaume de Pierre de Marcillat, artista francese che dal 1519 era a d Arezzo per la realizzazione di vetrate e a affreschi della cattedrale.
Nella sua città conobbe il pittore detto Rosso Fiorentino.
Poi andò a Firenze, dove conobbe Michelangelo che influenzò tutta la sua vita, e da lui fu introdotto nella corte medicea. Giorgio fa vari viaggi a Roma e inizia la sua vera carriera artistica: decora l’abbazia di Camaldoli nel 1537 e il refettorio di San Michele in Bosco a Bologna nel 1539/40 dove le sue pitture risentono fortemente dell’influsso del Parmigianino.
Nel 1542 inizia la ristrutturazione della sua casa di Arezzo, quindi parte per Napoli dove lavora nel monastero degli Olivetani.
Giorgio Vasari - 1548
Sala del trionfo delle virtù
Arezzo, casa Vasari
E’ Giorgio Vasari stesso che scrive della casa da lui acquistata nel 1541 “principiata in Arezzo, con un sito per fare orti bellissimi nel borgo di San Vito, nella migliore aria della città”.
E la casa è risultata poi essere un vero gioiello, da lui affrescata in tutte le stanze e successivamente dotata di ulteriori quadri, oltre a quelli che lui collezionò per tutta la vita, per rendere meglio l’idea del contesto artistico e culturale in cui visse.
Sono dipinti cinquecenteschi di artisti toscani, fra cui anche molti dei suoi collaboratori, che rende la dimora vasariana un piccolo scrigno dell’arte manierista.
Quella del Vasari è una di quelle dimore dove si sente in ogni stanza lo spirito dell’uomo e dell’artista, dove ti immagini davvero di incontrarlo mentre sbuca da una porta o esce da una stanza.
E’ il miracolo dell’arte.
Le stanze sono perfettamente conservate e gli affreschi che Giorgio progettò liberamente e realizzò senza l’ingerenza di nessuno per quel che riguardava i soggetti e come dipingerli, fanno capire quanto grande fosse la sua cultura umanistica. Statue classiche, panneggi, figure mitologiche, angeli e demoni, ghirlande e grottesche, allegorie, scene sacre e finte architetture rivestono interamente le pareti della casa, in un susseguirsi di simboli più o meno criptati che non è facile intendere al primo sguardo.
Giorgio Vasari - 1546
Tributo delle nazioni a Paolo III
Roma, Palazzo dell'antica cancelleria
Torna a Roma, dove entra a far parte della corte del cardinal Farnese, per cui decorò la sala della Cancelleria nel 1546. Furono questi gli anni in cui i suoi rapporti con Michelangelo divennero più stretti, la cui influenze è ben visibile nella decorazione che Vasari fece nella cappella Del Monte in San Pietro in Montorio a Roma tra il 1550 e il 1552, un complesso intreccio di architettura, scultura e pittura.
Il 1547 è un anno particolare per Giorgio: inizia una relazione con tal Maddalena Bacci, di cui si innamora e da cui avrà due figli illegittimi ma, per evitare uno scandalo - Maddalena infatti va a nozze con un altro - ne sposa la sorella undicenne, Niccolosa.
Giorgio Vasari - 1560 - Corridoio Vasariano - Firenze, Palazzo degli Uffizi
Negli anni successivi lavora per la corte di Cosimo I de’ Medici a Firenze, dove si dimostra anche un grande architetto, a lui infatti si deve l’inizio della fabbrica degli Uffizi nel 1560, all’epoca non museo ma sede degli uffici della magistratura, ideato come raccordo tra Piazza della Signoria e il fiume e scandito da una tripartizione orizzontale.
Giorgio Vasari -  1568 - Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti - edizione Giunti
Ma l’opera più importante della sua esistenza è certamente la pubblicazione del suo capolavoro letterario: Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti, opera fondamentale della storiografia artistica e la cui prima edizione fu stampata dall’editore Torrentini nel 1550 e che ebbe uno straordinario successo, tanto che ampliò il testo e lo ripubblicò nel 1568 con l’editore Giunti.
Giorgio Vasari
Pagina su Jacopo Palma il Giovane
Con le sue Vite Vasari inventa la storia dell’arte e i suoi volumi sono ancora oggi  l’unica fonte attendibile per le notizie biografiche dei vari artisti, che lui, meticoloso fino all’eccesso, affronta con dovizia di particolari e il suo giudizio è stato sempre tenuto in grande considerazione dagli storici dell’arte moderni, anche dai più grandi e importanti.
Vasari divide la storia dell’arte in tre periodi, passando per i vari pittori da Cimabue a Michelangelo, dall’abbandono del Medioevo all’ingresso nell’età moderna tramite il recupero dell’antico sino ad arrivare alla piena maturità dell’arte con Michelangelo, da lui considerato un vertice insuperabile, tanto che dopo di lui, afferma Vasari, non si potrà creare nulla di veramente nuovo.
Giorgio vasari morì il 27 giugno del 1574 a Firenze e fu seppellito nella chiesa di Santa Maria della Pieve ad Arezzo, come lui stesso aveva voluto lasciandolo scritto nel testamento e in varie lettere, tra cui una anche al Granduca di Toscana.
Attualmente non si sa dove siano esattamente i suoi resti, ma si suppone che siano in un’urna insieme a quelli della giovane moglie in una tomba sotto il pavimento.

martedì 6 settembre 2016

Marino Marini, scultore etrusco

Marino Marini nel suo studio - 1963
Fotografia di Paolo Monti
Colui che si può definire come il massimo scultore etrusco moderno, Marino Marini, nacque a Pistoia il 27 febbraio del 1901.
La sua vita è già segnata dagli studi intrapresi, infatti si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, che frequenta dal 1917, poi, negli anni successivi prende la strada della scultura, ma non abbandonerà mai la pittura.
E’ in questi primi esordi che in lui nascono le linee guida che seguirà tutta la vita.
Lui è toscano, quindi etrusco, e sarà proprio la civiltà etrusca a dargli l’ispirazione, oltre ai lavori di un altro grande scultore a lui contemporaneo, Arturo Martini. 
I soggetti che Marini amava rendere immortali erano davvero pochi: le Pomone, i cavalli e i cavalieri, il mondo del circo e del teatro e i ritratti.
Marino Marini - Pomona sdraiata - 1935
Milano, Pinacoteca di Brera
Pomona era la dea etrusca della fertilità e lui che aveva il sangue etrusco,  si sentiva un diretto discendente di quella civiltà così elegante e raffinata, le cui sculture erano fatte di linee essenziali e rigorose, senza orpelli decorativi e questo soggetto gli serviva per sviluppare il tema del nudo femminile.
Il soggetto dei cavalli con i cavalieri lo riprende ancora dalla tradizione della scultura etrusca per sviluppare il tema della figura equestre. Interpretando i temi classici in uno spirito moderno e con tecniche altrettanto moderne, Marino cerca di rappresentare un’immagine mistica che sia adatta a un contesto contemporaneo.

Marino Marini - Angelo della città - 1948
Venezia, Collezione Peggy Guggenheim
L’evoluzione dei vari cavalli e cavalieri che realizza, sono la sua risposta al continuo evolversi della società così mutevole negli anni in cui lavora.
Questo tema compare per la prima volta nel 1936, con le due figure relativamente slanciate, per arrivare fino alle ultime sculture dove il cavaliere cadrà a terra, in un’immagine apocalittica di perdita di controllo, parallela al senso di disperazione e di incertezza sul futuro del mondo che lo pervade.
E ancora i temi del circo e del teatro, dove l’uomo è visto come saltimbanco, in bilico tra il bene e il male, in cerca perennemente di un equilibrio che nessuno trova o i ritratti che gli servono per rappresentare il mondo umano che lo circonda.

Marino Marini - Cavaliere - 1950
Pistoia, Fondazione Marino Marini

Ed è proprio lui il successore di Martini come docente alla Scuola d’Arte di Villa Reale a Monza, dove continuerà a insegnare fino al 1940.
Non vive solo per insegnare ma anche per curiosare il mondo: numerosi sono i viaggi che in questi anni compie a Parigi, dove incontra Massimo Campigli, Giorgio de Chirico, Alberto Magnelli e Filippo de Pisis.
Nel 1936 va in Svizzera, precisamente a Locarno nel Canton Ticino, e negli anni seguenti è spesso a Zurigo e Basilea, dove stringe amicizia con un altro grande scultore, Alberto Giacometti.
Il 14 dicembre 1938 sposa l’amore della sua vita, Mercedes Pedrazzini, che chiamerà Marina e con cui avrà sempre un rapporto molto intenso.

Marino Marini - Giocoliere - 1940
Pistoia, Fondazione Marino Marini
Dopo aver vinto il Premio della Quadriennale di Roma, nel 1940 gli assegnano la prestigiosa cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove nel 1946 si stabilisce definitivamente.
Ancora viaggi fino negli Stati Uniti d’America, a New York, dove conosce altri importanti artisti come Jean Arp, Alexander Calder, e Lyonel Feninger.
Quando torna dalla Grande Mela si ferma a Londra, città in cui conosce lo straordinario scultore Henry Moore.
Partecipa e vince numerosi premi in varie manifestazioni mentre le sue opere sono esposte in tutti i più importanti musei del mondo.
Marino Marini muore a Viareggio il 6 agosto 1980 ed è sepolto nel cimitero comunale di Pistoia insieme all'amata moglie.

Piero della Francesca, genio colto e limpido

Piero della Francesca - Autoritratto
Arezzo, chiesa di San Francesco - 1466
Affreschi Storie della  croce 
Il più importante, geniale, colto e creativo artista del Quattrocento italiano nacque a Sansepolcro il 12 settembre presumibilmente nel 1416, dal calzolaio e conciapelli Benedetto de’ Franceschi e dalla nobildonna Romagna di Perino da Monterchi,  ma già ai suoi tempi era denominato ‘della Francesca’.
Nel 1439 lavora  a Firenze con Domenico Veneziano e tre anni dopo la sua presenza è documentata nel borgo natio, dove risedette fino alla morte, pur assentandosi ripetutamente per brevi o meno brevi soggiorni di lavoro a Rimini, Urbino, Ferrara, Roma e soprattutto ad Arezzo, dove tornò spesso, dal 1452 al 1466, per attendere all’incredibile, magnifico e maestoso ciclo di affreschi nel coro della chiesa di San Francesco con Le storie della Croce, in cui prevalgono il respiro spaziale ben scandito e la teoria delle proporzioni.

Piero della Francesca
Madonna della Misericordia - 1464
Sansepolcro, Museo civico

 


L’ambiente fiorentino determina la sua personalità, attraendolo con la fiabesca cromia degli ultimi gotici, con la gentile e stupefatta illuminazione del Beato Angelico e con la nuova scienza prospettica propugnata da Filippo Brunelleschi e resa sostanza pittorica vitale da Masaccio.
Questi impulsi trovano in Piero immediata fusione, che lui esprime subito con singolare sicurezza.
Il suo è un mondo nel quale ogni immagine si inserisce nello spazio secondo il calcolo più rigoroso, come nel Battesimo di Cristo, San Sigismondo e il Malatesta, la Flagellazione di Cristo, la Madonna della Misericordia.
Con il concorso della luce fissa persone e paesi in un estatico, imperturbabile nitore apparentemente senza emozioni, come nel Sogno di Costantino, nella Madonna del parto e nella Madonna di Senigallia.
Piero della Francesca
Il sogno di Costantino
Arezzo, Basilica di San Francesco
Negli anni sessanta consolidò il rapporto con i duchi di Urbino per cui realizzò i celeberrimi Ritratto di Battista Sforza e il  Ritratto di Federico di Montefeltro, conservati a Firenze alla Galleria degli Uffizi, la Natività, ora a Londra alla National Gallery, ma soprattutto la Pala Montefeltro, ora alla Pinacoteca di Brera a Milano, divenuta a giusta ragione il dipinto simbolo della pittura italiana quattrocentesca.
Gli ultimi anni della sua vita furono resi amari dalla perdita della vista, che lo costrinse a dedicarsi esclusivamente alla stesura di importanti trattati di pittura e matematica, come il De prospectiva pingendi sulla teoria della prospettiva per l’uso in pittura, il Trattato de abaco, di aritmetica e il Libellus de quinque corporibus regularibus sulla geometria solida.
Piero della Francesca
Pala Montefeltro - 1472
Milano, Pinacoteca di Brera
Piero muore a Sansepolcro il 12 ottobre 1492, il giorno della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, e lì fu sepolto nella cappella di San Leonardo nella Basilica di San Giovanni Evangelista, ossia la cattedrale cittadina come aveva lui stesso lasciato scritto nel testamento, dove, non essendosi mai sposato e non avendo avuto figli, lasciava i suoi averi ai fratelli.
L’enorme eredità che invece Piero ha lasciato nella pittura è stata la limpida chiarezza dell’uso delle regole geometriche su cui si basa la prospettiva, che applicò con assoluto rigore e toccante poesia.

sabato 21 maggio 2016

Addio Marco

 

E ora chi farà lo sciopero della fame e della sete per noi, chi si imbavaglierà per denunciare le mancate libertà di tutti noi se l'unico paladino dei diritti civili non c'è più?
Vorrei scrivere su Pannella, lo hanno fatto in tanti in questi giorni, ma questo è un sito di storia dell'arte e quindi non lo farò.
Solo qualche parola: la cultura non è solo studiare,  conoscere la storia, la filosofia, la letteratura o l'arte, prendere una o due lauree o saper parlare forbito.
Cultura è anche avere coscienza di essere cittadini, di fare parte di un popolo e volerlo migliorare, anche se costa fatica, anche se farlo ti mina la salute, anche se ti prendono per matto.
Lui lo ha fatto.
E sarebbe cosa intelligente se lo facessimo tutti.
Parola di idealista.

mercoledì 11 maggio 2016

Spezie: un mondo colorato di profumi

Non è proprio la mia materia ma mi sono divertita a scriverlo e, come sempre accade quando si affronta un nuovo argomento, ho imparato tantissime cose, perché, in fondo, gli esami non finiscono mai.
E' un viaggio nella storia delle spezie, vale a dire in quel mondo dal profumo inebriante, dalle mille sfumature, coloratissimo, intrigante, misterioso, che rimanda a terre lontane e bazar orientali.
Un libro per conoscere meglio alcune delle spezie più usate, dal peperoncino allo zafferano, e per scovare gli usi meno noti di questo straordinario dono della natura, dalle proprietà medicinali ai rimedi di bellezza per finire con qualche sfiziosissima ricetta, vegetariana e non, per esaltare il sapore di cibi anche semplici con la complicità di bacche, fiori, semi e radici.
Lo ha pubblicato la mia casa editrice trevigiana con la quale collaboro felicemente da parecchi anni e lo trovate a 5,80 euro sul sito www.editorialeprogramma.it
 

martedì 3 maggio 2016

San Leopoldo: il 'piccolo' grande confessore


Carattere forte, intelligenza aperta, grande nobiltà d’animo, il ‘piccolo’ grande confessore, il ‘gigante’ della misericordia e della fede, l’apostolo del perdono, il frate dalla ‘manica larga’ come lo chiamavano i suoi confratelli a causa della sua benevolenza, l’uomo che irradiava amore, bontà e simpatia.
Il frate che aveva un sogno nel cassetto, quello di cambiare la Chiesa dopo mille anni di silenzio, unendo in un solo abbraccio, con un solo pastore, ortodossi e cattolici, l’Oriente  l’Occidente, con un ecumenismo semplice e schietto che fu la ragione della sua vita.
E, forse con il suo zampino, può essere che si avveri, dopo l'incontro a Cuba alla presenza di Raoul Castro, tra papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill.
L’uomo dal volto pieno di fascino, che emanava luce, così come luminosa era la sua grande anima.
Eccolo Padre Leopoldo Mandić, il frate cappuccino diventato santo che papa Bergoglio ha fortemente voluto in Vaticano per il Giubileo della Misericordia insieme a San Pio da Pietralcina. 
Il frate dal grande carisma, con i lunghi anni passati dentro la sua celletta a parlare con la gente, a rinfrancarla e a regalarle un sorriso, ha dimostrato davvero che la misericordia, come vuole papa Francesco, è un mezzo fondamentale per avvicinarsi a Dio, per coglierne il vero senso di fede, per capire quanto grande sia il suo amore verso di noi, piccoli e miseri mortali.
Nel mio libro, appena edito dalla Editoriale Programma - che potete trovare a 8 euro nel sito www.editorialeprogramma.it - racconto la sua vita, gli aneddoti, i miracoli, i suoi sogni, il film che il regista Antonello Belluco sta girando su di lui, la 'rivalità' con padre Pio e il loro diversissimo modo di accostarsi alle persone e alla fede.
Padre Leopoldo è un uomo che colpisce al cuore, capace di tirar fuori la parte migliore di noi, a cui non si può non voler bene.