martedì 9 settembre 2014

Le due biografie di Francisco Goya

 
Francisco Goya - Autoritratto
Madrid, Museo del Prado - 1815
Si potrebbero scrivere due biografie di Francisco Goya y Lucientes.
Delineare con una il pittore arrivista, affascinato dal potere e da chi lo esercita, voltagabbana, parvenu prima e arrogante accademico poi, con l’altra invece tratteggiare la figura di un uomo insofferente alle convenzioni e ai dettami culturali in voga, un artista dalla continua ricerca della verità e del modo con cui esprimerla, liberale, censore di nobili e potenti, ritrattista spietato di una classe dirigente corrotta.
Qual era allora il vero Goya?
L’uomo che tocca il cielo con un dito quando il re Carlo IV si esibisce per lui in un assolo di violino quale segno di ammirazione per la sua arte o il pittore che firma un ritratto della famiglia reale dove il volto imbambolato del re e i suoi occhi spenti fanno da pendant al profilo da rospo della regina?
Un quesito che pare di difficile risoluzione ma che trova invece la sua semplice risposta nel susseguirsi degli avvenimenti della vita del grande pittore spagnolo.

Francisco Goya - Ritratto della famiglia reale - Madrid, Museo del Prado
Goya si portò appresso per molto tempo non solo la paura della miseria che aveva lasciato a Fuendetodos, piccolo paese di campagna dove era nato il 30 marzo 1746, ma anche il ricordo delle umiliazioni come la duplice bocciatura all’Accademia e delle difficoltà dei primi passi nel mondo artistico madrileno, riuscendo a liberarsene solo via via che la sua posizione si faceva più solida, da accademico di San Fernando a pittore del re, e acquistando sicurezza di sé.
Avvenimenti che nel 1792 gli fanno vedere la morte in faccia per una malattia che lo renderà quasi sordo o l’innamoramento per la giovane, lui quasi cinquantenne e sposato, Maria Teresa del Pilar, Duchessa d’Alba, che “non aveva un solo capello in testa che non ecciti il desiderio”.
L’amore per la nobildonna lo rende attivo e creatore di una serie incredibile di ritratti oltre ai Capricci, una serie di acqueforti in cui, lasciando libero sfogo al suo genio e alla sua fantasia, satireggia i costumi, sferza la nobiltà, il clero e perfino il Tribunale dell’Inquisizione.
È il 1802 e Maria Teresa muore.
La sua fine improvvisa scava un vuoto insopportabile nella vita di Goya.
Francisco Goya - Maya desnuda - 1805 - Madrid, Museo del Prado
Si riprende e nel 1805 dipinge la Maja desnuda e la Maja vestida, quadri mitici dall’aureola scandalistica per il legame con la duchessa, anche se non è lei la donna ritratta. Esecuzione tersa e nitida per la figura nuda e ideale, trasparenza e finezza dei tessuti in un delicatissimo gioco di luce e sfumature per quella vestita.
Ma nel 1808 la guerra d’Indipendenza contro l’invasione napoleonica segna una nuova svolta nella sua vita.
Francisco Goya - Il tre maggio 1808 - Madrid, Museo del Prado
Ne Il tre maggio 1808 poca gloria e molta angoscia: ciò che Goya evidenzia è l’effetto nefasto della guerra nell’essere umano e non il suo lato eroico o cavalleresco, esagerando i contrasti, deformando i lineamenti, rinunciando ad ogni perfezione per dare al quadro tutta l’intensità che richiede la sua tremenda carica emozionale.
Francisco Goya - Le pitture nere - Madrid, Museo del Prado
Anziano e malato dipinge a olio sui muri di casa sua a Manzanarre le Pitture nere, impressionanti e angoscianti come le visioni di un delirio in cui sfugge ancora il vero significato, quasi che quegli esseri mostruosi fossero i fantasmi del suo mondo interiore, plasmati con una tecnica senza precedenti. 
È il 16 aprile 1828, muore a 82 anni a Bordeaux, dove viveva con la giovanissima Leocedia e Maria Rosario, Rosarito, nata nel 1814 dalla loro relazione .
        

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