Mantenere sempre viva l’attenzione sulla salvaguardia di tutti i beni
culturali, che si esprime attraverso la tutela prima e la valorizzazione poi. Questo
concetto dovrebbero ficcarselo bene in testa i nostri sempre meno competenti ministri,
che però se ne guardano bene e sembrano l’opposto di Winston Churchill, che
alla richiesta di tagliare i fondi per l’arte per sostenere lo sforzo bellico,
rispose «Ma allora per cosa combattiamo?»
Anzi, parrebbero quasi essere d’accordo con la citazione dall’opera
Schlageter di Hanns Johst, del 1933, erroneamente attribuita a Joseph Goebbels: «Quando sento la parola
cultura, metto mano alla pistola».
Già, la salvaguardia del nostro patrimonio storico-artistico, un unicum nel
contesto mondiale che dovrebbe essere la risorsa principale di questa Italia
così maltrattata.
Tant’è.
Patrimonio a rischio in periodi di guerra e di attentati terroristici, come
avvenne nel 1993 quando vennero fatte scoppiare alcune bombe all’Accademia dei
Georgofili a Firenze.
Un problema spinoso, anche perché riguarda non solo i milioni di oggetti
mobili, vale a dire dipinti, sculture, oreficeria o quant’altro possa avere un
valore artistico e storico, ma anche l’immenso patrimonio architettonico.
Il problema di salvaguardare il tutto è immane, seppur i musei siano ben più attrezzati per quel che riguarda la sicurezza di quanto non lo fossero solo pochi anni fa.
Una grande attenzione dunque, ma non di sicuro sufficiente, basti pensare a come sta decadendo Pompei, che era rimasta quasi intatta dopo un’incredibile eruzione del Vesuvio e duemila anni e ora crolla come un castello di carta o i furti, per lo più maldestri, come le tavolette quattrocentesche rubate pochi giorni or sono al Castello Sforzesco di Milano.
Il problema di salvaguardare il tutto è immane, seppur i musei siano ben più attrezzati per quel che riguarda la sicurezza di quanto non lo fossero solo pochi anni fa.
Una grande attenzione dunque, ma non di sicuro sufficiente, basti pensare a come sta decadendo Pompei, che era rimasta quasi intatta dopo un’incredibile eruzione del Vesuvio e duemila anni e ora crolla come un castello di carta o i furti, per lo più maldestri, come le tavolette quattrocentesche rubate pochi giorni or sono al Castello Sforzesco di Milano.
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PASQUALE ROTONDI |
Il tema della difesa del nostro patrimonio riporta alla mente quello
straordinario uomo che fu Pasquale Rotondi, Soprintendente di Urbino dal 1939,
quando l’Italia era a un passo dall’entrata in guerra.
Un eroe.
La storia di Rotondi è una storia mitica, rimasta forse troppo nell’ombra
per tutti questi anni.
Uomo mite e schivo, fu l’artefice della salvezza di oltre ottomila opere
d’arte conservate in ogni luogo d’Italia.
Lo spettro della guerra aleggiava inquietante e si decise che tutto quel
che c’era di importante doveva essere trasportato in un luogo sicuro. Rotondi
decise che i luoghi perfetti erano il Castello di Sassocorvaro e il Castello
dei Principi di Carpegna, due piccoli paesi sperduti del Montefeltro.
Dal giugno del ’40 iniziarono ad arrivare opere di Caravaggio,
Raffaello, Piero della Francesca, Perugino, Tintoretto e Leonardo.
Da Venezia giunsero 56 casse con dipinti di Bellini, Mantenga, Tiziano e la
Tempesta del Giorgione, oltre alla Pala d’Oro e al Tesoro di San Marco.
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TRSPORTO DELLE CASSE CON I QUADRI NEL CASTELLO DI SASSOCORVARO |
Sembrava che tutto procedesse per il meglio fino a quando arrivarono i
tedeschi, che sembrava volessero trafugare il tutto, senza poi per fortuna
riuscirci.
Riesce a salvarle rischiando anche la sua stessa vita e quella della sua famiglia.
Rotondi, senza più aiuti da Roma e con solo alcuni fidi collaboratori,
riuscì a portare i dipinti più importanti a casa sua, sotto il letto. E non è una leggenda: me lo disse sua figlia Giovanna, all'epoca Soprintendente della Liguria quando ero all'università di Genova.
Salvò non solo le opere, ma anche l’anima del nostro Paese.
È un vero peccato che tutto venga trascurato .Abbiamo un patrimonio culturale e artistico fra i più ricchi al mondo .Abbiamo palazzi ,monumenti ,chiese ,dipinti ,sculture che il mondo ci invidia è ammira con meraviglia e stupore ,eppure ...........è veramente triste .
RispondiEliminaVero, verissimo! Abbiamo una fortuna che il mondo ci invidia e non si è capaci di tutelarla come si dovrebbe.
EliminaConsiderato che l?italia nel mondo è la cultura e che il nostro Pasquale Rotondi vorrei chiederti se non sia il caso di ridare alle parole il loro giusto valore? Per me gli eroi, sono altra cosa!!
RispondiEliminaPuò darsi, ma Rotondi mise a rischio la sua vita e quella della sua famiglia per nascondere le opere che i nazisti volevano portare via nascondendole sotto il letto e in casa, con il rischio che i tedeschi lo scoprissero, entrassero e gli facessero del male, per usare un eufemismo. Altri non l'avrebbero fatto.
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