Il collezionismo è fenomeno psicologico, non è cultura e non sopravvive nel tempo se non ha dentro valori profondi.Venezia sembrava una gigantesca wunderkammer con sculture greche o romane in ogni palazzo o dimora di una certa ricchezza, mentre dal Cinquecento si moltiplicarono le collezioni di tutte le espressioni d'arte: dipinti, medaglie, pietre dure, tempietti, reliquie e «corpi santi», libri, monete, cippi, stampe, anche di un solo soggetto, magari l'immagine della Beata Vergine, paramenti e arredi, vetri antichi, affreschi, bulini, conchiglie, oggetti napoleonici, volatili «esotici ed indigeni».
FRANS FRANCKEN - 1636 - KUNSTKAMMER VIENNA, KUNSTHISTORISCHES MUSEUM |
ABBONDANZA - GRECIA, V SECOLO VENEZIA, MUSEO ARCHEOLOGICO GIA' COLLEZIONE DOMENICO GRIMANI |
Quasi che Venezia fosse una città bulimica che fagocitava tutto, anche i falsi, «unendo l'oro alla fanghiglia».
Quel gran ben di Dio, si pensa a più di 100.000 dipinti e centinaia di migliaia di oggetti, fu l'ignaro protagonista di un'inquietante dispersione.
Fu Napoleone, come è nell'immaginario collettivo, l'unico colpevole di acquisire - leggi rubare - così tanti dipinti senza i quali il Louvre sarebbe un museo decisamente meno ricco?
Assolutamente no.
Anzi.
Buona parte di colpa fu dei veneziani stessi, che per denaro non pensarono più di tanto a svendere collezioni dalle connotazioni più variegate a mercanti d'arte, viaggiatori ed ambasciatori che riuscirono a far man bassa in laguna non solo perché si era sfasciato il potere politico della Dominante, ma soprattutto perché erano svaniti la ricchezza e l'amore per l'arte.
PAOLO VERONESE - LA FAMIGLIA DI DARIO DAVANTI AD ALESSANDRO - 1565 LONDRA, NATIONAL GALLERY - GIA' COLLEZIONE PISANI |
Attraverso le notizie raccolte nelle 225 pagine del manoscritto di Francesco Scipione Capanni, compilato tra il 1877 e il 1889, che racconta di 291 collezioni e di ben 69 diaspore, si muove tra curiosità e storie di dipinti ed oggetti rari, come il libro di preghiere del doge Francesco Morosini che racchiude al suo interno una piccola pistola, il cui scatto si ottiene tirando un cordoncino all'interno del libro.
Ma se questa chicca è fortunatamente al Museo Correr, infinite sono le vendite: i Pisani vendono un Paolo Veronese, l'ultimo Barbarigo aliena addirittura lo stemma di famiglia con tre fanali di galea e 33 cavalli intagliati, la raccolta dei Nani parte per Vienna, dipinti di Tiziano, Giorgione, Mantegna, Leonardo, Caravaggio e Dürer sono venduti da Nicolò Renieri già nel 1698.
LIBRO DI PREGHIERE DEL DOGE FRANCESCO MOROSINI VENEZIA, MUSEO CORRER |
Le tre età dell'uomo di Giorgione emigrano per Firenze e vanno a vivere sotto i Medici già dal 1698.
Il Grand Tour, è inteso più come shopping expedition che viaggio di educazione, e i dipinti varcano il vallo adrianeo per giungere ad Edimburgo, dove il museo parla veneziano, con capolavori come le due Diana, opere di Tiziano nella piena maturità e venduti da lui stesso a Filippo II di Spagna ed ora «in prestito dal duca di Sutherland dal 1945» o la Deposizione di Jacopo Tintoretto rubata, come ricorda il Ridolfi nel 1648, da San Francesco della Vigna o ancora autografi di Veronese, Bassano o Lotto, comprati all'inizio del Seicento dal duca di Hamilton.
GIORGIONE - LE TRE ETA' DELL'UOMO - 1500/1501 FIRENZE, GALLERIA PALATINA GIA' COLLEZIONE NICOLO' RENIERI |
E, ancora una volta, Venezia si ritrova e si celebra altrove.