mercoledì 3 settembre 2014

Benedetto da Maiano: il bello nell'arte

Benedetto da Maiano - Madonna con Bambino - 1480/1490 - Collezione privata
La bellezza e l’arte, oltre ai sentimenti, sono l’alfa e l’omega della vita ed il senso del bello travalica epoche, confini, stati e religioni. E’ insito in noi in quanto esseri pensanti e con un’anima da arricchire.
Ed il bello a volte si nasconde, come conviene agli oggetti preziosi, anche se un po’ alla volta si dà fuori di sé fino a diventare un’emozione forte e violenta.
Quando ho visto questo tondo marmoreo, di un metro di diametro, ho avuto un sussulto, di quelli che ti vengono quando hai davanti un ‘qualcosa’, che sia un dipinto, una scultura, un fiore o un tramonto, che ti colpisce al cuore e ti lascia dentro l'anima una sensazione di serenità cosmica.
Questo ‘qualcosa’, che incredibilmente non è in un museo, è opera di Benedetto da Maiano, che intorno agli anni ’70 del Quattrocento fu uno degli scultori più richiesti a Firenze, grazie al suo stile morbido e armonico, dove convivevano in giusta misura il naturalismo, l’idealizzazione e il virtuosismo tecnico.
Partito dalla pura fonte dell’arte di Antonio Rossellino, Benedetto cerca di dare alle sue figure una vita più intensa e drammatica, alle sue forme un’ampiezza maggiore e questo gli fa comporre opere sincere e vibranti. Il suo merito principale consiste però nella sapienza compositiva dei bassorilievi ed è sempre suo pregio singolare riuscire a dare un insieme di monumentalità e accuratezza.
Questo straordinario tondo si fa apprezzare per le sue raffinate ed eleganti linee unite a una accurata attenzione per il dettaglio descrittivo.
E i particolari, si sa, fanno sempre la differenza.
Il buon Benedetto fece parecchie opere simili a questa, ma mai raggiunse un livello così alto.
Il tondo di omonimo soggetto nella Cappella Strozzi a Santa Maria Novella a Firenze, che fece nel 1487, è meno ricco e senza cherubini ai lati dai due protagonisti della scena e nella prima e nella seconda fascia della cornice la decorazione è meno elaborata.
Un’altra sua opera, sempre con lo stesso soggetto realizzata in marmo ma di forma rettangolare e decisamente più semplice, è quella del Metropolitan Museum di New York (cm 79 x cm 56), datata 1485. Anche se si tratta di un’opera molto bella, la finezza dei particolari non è neanche paragonabile.
Ancora un suo tondo marmoreo si trova nella chiesa dei santi Giacomo e Filippo a Scarperia, datato al 1491/1493, e sempre una Madonna con Bambino. Qui il Bambino è in un’altra posizione e lo sfondo non è occupato dai cherubini ma lasciato vuoto e anche la cornice è piuttosto semplice, avendo una sola fascia decorata con i cherubini quasi appena accennati e non così visibili e pregnanti. Inoltre manca quella tensione emotiva data dalla differenze di piano: a Scarperia è tutto scolpito su di un fondo piatto, mentre nel tondo qui in questione la Madonna  e il Bambino sembrano quasi voler uscire dal piano più scavato rispetto alla cornice e il particolare che offre questa sensazione di maggior movimento è il piedino destro di Gesù che leggermente fuoriesce dal tondo, quasi che cercasse di toccare il cordoncino che incornicia la scena.
Tutto questo per ribadire ancora una volta che l’Italia è l’Arte, che sia o no nei musei poco importa, e fa parte di noi, del nostro essere,  e per i più sentimentali, anche della nostra anima, e conoscerla un pochino di più, anche attraverso un blog o un sito, non ci farà di sicuro diventare più ricchi o più belli, ma certamente migliori.

Hokusai: l'onda più famosa del mondo


Hokusai - La grande onda - 1826/1833
La grande onda presso la costa di Kanagawa, emblema smagliante di ogni altra onda, fa parte della straordinaria serie delle Trentasei Vedute del Monte Fuji realizzate da Hokusai fra il 1826 e il 1833, con la montagna-dio tanto venerata dai giapponesi rappresentata in tutti i suoi aspetti.
L’onda è certamente la sua xilografia più universalmente nota e grande fu la sua influenza sugli artisti europei della fine dell’Ottocento e del primo Novecento, da Monet a Degas, da Gaugin a Van Gogh.
Nell’onda si leggono risonanze simboliche: non c’è solo una contrapposizione taoista di forze oscure e luminose, terrestri e celesti composte nel simbolo eterno dello yin e dello yang, il cui centro motorio pare essere il Fuji col suo cono svettante.
C’è qui una profonda partecipazione dell’uomo con il suo operare quotidiano e l’eterna, eroica e logorante fatica della vita che lo eleva, proprio nel momento di massima depressione, verso la vetta, sulle onde della vita.
Si deve al genio di Hokusai l’aver insegnato all’uomo della strada a godere delle sue rappresentazioni della Natura, della quale seppe trovare sempre gli aspetti più romantici e sublimi.
Per lui il mondo era un grande fondale di palcoscenico, sul quale l’uomo e i suoi sentimenti si proiettavano nella loro vera, minuscola dimensione.
Come ogni altro artista veramente grande, Hokusai ci mostra che vedere vuol dire conoscere. Lo stile, in lui, è una teoria del mondo, la forma di un sapere.

martedì 2 settembre 2014

E se la storia tornasse indietro?

Battaglia di Isso - Mosaico del 100 a. C.
Napoli, Museo Archeologico Nazionale
Chi afferma che la Storia è noiosa, ricca solo di battaglie, trattati diplomatici e date, si sbaglia di grosso.
Il suo lato migliore, spesso celato dietro grandi nomi o eventi eclatanti, è l’evoluzione della società, con una costellazione di situazioni divertenti e scandalose, straordinarie analogie con il mondo moderno e idee che non sarebbe male fossero ancora in auge.
Qualche esempio: se oggi esistono mille rubriche sul come comportarsi bene a tavola e le signore per bene inorridiscono davanti alla sempre più dilagante volgarità oltre che alla pessima educazione, sarebbe carino ricordare, quando correva l'anno mille circa, Teodora, figlia dell’imperatore d’Oriente Costantino Ducas, e quei due bastoncini d’oro con cui portava il cibo alla bocca, evitando l’allora consueto uso delle mani.
Forchetta di Teodora
Era l’antesignano prototipo della forchetta a due denti, assolutamente sconosciuta in Europa e che dovette attendere altri cinque secoli per entrare nelle abitudini della tavola.
Ancora: scandali a luci rosse con i cosiddetti vip hanno radici lontane. Centinaia di anni fa furono innumerevoli i patrizi coinvolti e le fanciulle non erano escort bensì monache.
«Si videro lagrimevoli scostumatezze nei monasteri di monache conventuali» si legge in molti commenti dell'epoca.
E se i tanti, troppi, politici contemporanei, coinvolti ogni giorno in scandali sempre più vergognosi, leggessero come viveva il Doge della Serenissima Repubblica di Venezia, e decidessero di fare come allora, non sarebbe un bene per l’intera comunità?
Da ricordare, su questo punto, che molte famiglie pregavano ardentemente affinché il proprio congiunto non venisse eletto, proprio perché economicamente sarebbe stata una iattura.
Dopo l’elezione, infatti, il poverino doveva abbandonare ogni tipo di attività commerciale,  per lo più lucrosa,  e mettersi a riposo: quel che aveva guadagnato negli anni precedenti gli sarebbe dovuto bastare per mantenere anche la sua nuova condizione politica.
Non solo.
Giovanni Bellini - 1501
Ritratto del doge Loredan
Londra, National Gallery
Doveva accollarsi le spese della manutenzione di palazzo Ducale, che non è proprio quel che si dice un trilocale, e la proibizione di nominare notai, segretari e neanche il Cancellier Grande: un modo preciso e circostanziato per togliere dalle sue mani ogni possibilità di avviare un clientelismo a suo favore sia tra la classe politica nobile sia tra i maggiori rappresentanti di quella borghese.
Un sogno.
Oltre a spendere una quantità enorme del proprio denaro, i dogi non avevano di contro nessun beneficio.
E non potevano neanche accettare doni se non acqua di rose, foglie, fiori, erbe profumate e balsami per la cura del corpo: segni di stima delicata e leggiadra.
Lo stesso principio valeva anche per la moglie, le figlie e le nuore che abitavano a palazzo. 
E i figli maschi?
Non potevano ricoprire alcuna carica politica né a Venezia né all’estero e non potevano sposare donne forestiere senza il permesso della Signoria.
I regali più sostanziosi diventavano automaticamente proprietà dello Stato.
Bei tempi.