lunedì 20 ottobre 2014

Hokusai, il vecchio pazzo per la pittura

HOKUSAI - AUTORITRATTO - 1842
 Katsushika Hokusai nacque a Edo nel novembre 1760, da un intagliatore di specchi.
A diciannove anni va nel laboratorio di Katsukawa Shunshou, uno dei principali interpreti della tradizione ukiyo-e, corrente artistica in contrasto con la tradizione accademica traducibile con “le immagini del mondo fluttuante”.
Da questo momento e per tutti i rimanenti settant’anni della sua vita, si dedicò con fanatica energia alla pittura e ai disegni destinati alle xilografie. Dalle sue mani uscirono non meno di trentamila disegni e illustrazioni per cinquecento libri.
HOKUSAI - FIORI
Conduceva una vita eccentrica e senza riposo, cambiò nome più di trenta volte e traslocò non meno di novantatre, magari anche due volte nello stesso giorno.
In una vita sciagurata e turbolenta di questo genere, abbandonato da tutti salvo che dalla figlia, era sostenuto soltanto dalla dedizione all’arte.
Colosso della fantasia definito “il vecchio pazzo per la pittura”, alla morte di Shunshou, seguitò per un poco il genere delle stampe ukiyo-e dei suoi esordi, raffigurando soprattutto attori e scene di teatro, poi raccolse l’eredità di un grande maestro, Sori, e divenne Sori II.
HOKUSAI - YAMA - UBA
Come tale, immaginò personaggi che, memori di Utamaro, si allungano e si flettono in pose improbabili eppure straordinariamente aggraziate, malinconiche e distanti dal mondo, spesso distribuite sul foglio come note su un pentagramma, in cadenze lievi e astratte.
A sessant’anni Hokusai pensò al paesaggio riservando ad esso un ruolo nuovo: è il momento, questo, dello strappo definitivo rispetto alla tradizione iconografica e formale della stampa giapponese. Nacquero allora alcune delle sue serie più famose, come le Trentasei vedute del monte Fuji, le Mille immagini del mare, o le Vedute insolite di famosi ponti giapponesi, straordinarie per l’ambiguità fra spazio narrato e evocato.
HOKUSAI - LE TRENTASEI VEDUTE DEL MONTE  FUJI



E incredibili per la figura umana ostinatamente presente ma come riassorbita e dispersa nel ritmo più vasto della natura, per le forme di quella natura ridotte a sagome, eppur ancora pregne di vita, nelle quali tutto sembra poter essere una cosa e il suo contrario, in una dialettica infinita che allude all'eterno.
Si affacciano di frequente immagini di animali – l’anatra e la carpa, la tartaruga e il leone - in bilico fra un acuminato realismo e una straniante intenzione metamorfica, che poco più tardi sfocerà in una ironia divertita e grottesca.

HOKUSAI -
DONNA FANTASMA CHE ESCE DA UN POZZO
Come postfazione a quello che sarebbe stato il suo ultimo incompiuto lavoro e testamento spirituale, la raccolta delle Cento vedute del monte Fuji, scrisse : “Dall’età di sei anni ho la mania di copiare la forma delle cose e dai cinquant’anni pubblico spesso disegni, tra quel che ho raffigurato in questi settant’anni non c’è nulla degno di considerazione. A settantatre ho un po’ intuito l’essenza della struttura di animali ed uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe e piante e perciò a ottantasei progredirò oltre; a novanta ne avrò approfondito ancor più il senso recondito e a cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino e del meraviglioso. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria”.
Il Maestro muore dopo una breve malattia il 10 maggio 1849 e il breve biglietto scritto sul letto di morte recita: “Anche se come un fantasma, me ne andrò per diletto per i prati estivi”.

venerdì 17 ottobre 2014

Brunelleschi, il primo architetto

MASACCIO
RITRATTO DI BRUNELLESCHI
Filippo Brunelleschi è stato il primo grande architetto in senso moderno. 
Una rivoluzione assoluta nel campo delle costruzioni e dell'urbanistica, che cambierà radicalmente il volto di intere città.
Con lui infatti l’architetto non è più il capomastro medioevale ma il creatore, in grado di risolvere col suo lavoro intellettuale in sede di progettazione, tutti i problemi della costruzione, dalle risoluzioni strutturali ai dettagli decorativi.
Un genio.
SACRIFICIO DI ISACCO
Fu davvero personalità fondamentale nel passare al primo compiuto manifestarsi degli ideali del Rinascimento.
La sua carriera inizia come apprendista orafo e scultore, nella sua Firenze, dove nacque nel 1377.
Nel 1401 partecipa al concorso per la decorazione della seconda porta del Battistero: la sua formella col Sacrificio di Isacco fu giudicata vincitrice ex aequo con quella di Lorenzo Ghiberti. 
Ma l'idea di dividere l’incarico con un altro lo fa rabbrividire, per cui conclude rapidamente la sua esperienza di scultore.
Ritornerà poi al suo primo amore con il Crocifisso ligneo di Santa Maria Novella.
L'occasione della sua vita arriva nel 1409 con il cantiere di Santa Maria del Fiore.
CUPOLA DI SANTA MARIA DEL FIORE
Un'occasione imperdibile per un innovatore del suo calibro.
Si voleva completare l’opera duecentesca di Arnolfo di Cambio, ma la cupola non poteva essere costruita con i mezzi tecnici a disposizione.
Doveva essere sorretta da grandi armature lignee, le céntine, ma non se ne potevano fare di così grandi: erano scomparse, a causa della peste, le maestranze capaci di simili lavori.
Come fare?
I problemi sembravano impossibili a risolversi ma lui ha un colpo di genio, un'intuizione che da allora cambierà il corso della storia dell'architettura.
LANTERNA SANTA MARIA DLE FIORE
Brunelleschi inventa una nuova tecnica che permette alla cupola di auto-sostenersi nel corso della costruzione.
Nel 1434 la struttura è conclusa con successo, due anni dopo è messa in opera la lanterna di coronamento e nel 1438 le quattro tribune negli intervalli del corpo sporgente dell’ottagono absidale.
La cupola ha una forma leggermente ogivale e non soltanto conclude un edificio di un’altra epoca: lo ri-definisce, lo adegua, ne trasforma il significato, con l’ampio corpo coordina e conclude gli spazi irradiati del coro, con il profilo ogivale equilibra in altezza lo spazio longitudinale della navata, con la convergenza delle nervature ne definisce prospetticamente la forma.
La cupola così non grava più sull’edificio ma si libra nell’aria, con la tensione elastica degli spicchi in muratura tesi tra le nervature.
CAPPELLA DEI PAZZI - SANTA CROCE
L’inimitabile purezza di linguaggio appare nelle opere che improntano di sé l’intera struttura urbana fiorentina - il portico dello Spedale degli Innocenti, la chiesa di San Lorenzo con la Sacrestia Vecchia, la cappella dei Pazzi in Santa Croce - con due temi strutturali: la pianta basilicale evoluta sui modelli paleo-cristiani e quella centrale di derivazione classica, mentre la sua tipica decorazione, in pietra serena su intonaco bianco, evidenzia l’intelaiatura prospettica.
Ma il suo genio non si ferma qui.
A lui si deve un’altra scoperta destinata a dominare nei secoli seguenti: la prospettiva.
MASACCIO - LA TRINITA'

Neppure i greci conoscevano le leggi matematiche per cui gli oggetti diminuiscono di grandezza man mano che si allontanano nello sfondo e nessun artista classico sarebbe riuscito a disegnare il filare di alberi che retrocede fino a svanire all’orizzonte.
Fu lui a risolvere tale problema e l’emozione che destò dovette essere enorme.
Si può solo immaginare lo stupore dei fiorentini quando, rimosso il velo alla Santissima Trinità del giovanissimo Masaccio, apparve l’affresco che pareva aver scavato un buco nel muro per mostrare al di là una nuova cappella costruita secondo il moderno stile di Brunelleschi.
Filippo morì nel 1446 e fu sepolto in Santa Maria del Fiore.
La sua tomba, rimasta sconosciuta per secoli, fu scoperta nel 1972.

    

mercoledì 15 ottobre 2014

Guttuso: impegno politico e Sicilia


Renato Guttuso - 1983
Cactus sul golfo di Palermo
La sua pittura è una forma di libertà, di impegno morale e politico, di toccante amore per la sua Sicilia, così fulgida di colori, di suoni e di bellezza luminosa ma anche di passione erotica e carnale.
Renato Guttuso vuole raccontare la vita con realismo e lo fa in maniera raffinata e intensa.
Fu davvero un grande e controverso maestro, tenace difensore dell’arte figurativa, tanto che, dotato di una vasta cultura e di una straordinaria abilità tecnica, rielabora criticamente l’arte europea, da Cézanne agli impressionisti, per approdare a Picasso: evidenti sono gli elementi che rivede da quel pilastro dell’arte del Novecento che fu Guernica, dipinta dall’artista spagnolo nel 1937.
E a lui certamente guarda tre anni dopo quando dipinge la Crocefissione, un quadro che fece scalpore e di cui si discusse molto, soprattutto per le trasgressioni all’iconografia tradizionale.
Renato Guttuso - 1941
Crocefissione
Roma, Galleria Nazionale d Arte Moderna
Un quadro che diventa il manifesto del realismo neo cubista.
Come Picasso in Guernica, così Guttuso nella scena più drammatica della vita di Cristo, ritrae le atrocità della guerra che aveva messo in ginocchio l’Italia e tutto il continente, le fa sue, le vuole gridare al mondo intero.
E quell’uomo sulla croce diventa, e in quel momento storico ancora di più, il simbolo universale delle sofferenze umane.
Sofferenze che sono di tutti, dalla nuda Maddalena e con le labbra troppo rosse che lo piange disperata ai due ladroni sulla croce, con i corpi straziati dal dolore che sembrano riflettersi nello sguardo allucinato del cavallo.
I colori vibranti, forti e taglienti come lame - i rossi e i neri e i bianchi - vivono in un’intensità espressiva che non si spegne neanche nel paese sullo sfondo, rassicurante e all’apparenza pieno di pace, perché è deserto, non c’è più nessuno.
Renato Guttuso
Ritratto di Marta Marzotto
Ma nella vita di Guttuso c'è spazio anche per l'amore e la passione: nell'immediato dopoguerra sposa Mimise, che ritrasse più volte con infinita dolcezza. Mimise morì nell'ottobre del 1986 e il pittore la seguì triste e malinconico l'anno dopo.
Celebre è la sua relazione vissuta dagli anni '60 fino al 1986, in concomitanza con la morte della moglie, con la regina dei salotti, Marta Marzotto. La relazione fu definita, senza mezzi termini, "al limite della pornografia", e Marta divenne anche la sua modella preferita oltre che la sua musa ispiratrice.
Poi i quadri politici, come L’occupazione delle terre incolte del 1949, con gli stessi colori accesi e la bandiera rossa che sventola in primo piano ne è un esempio: per Guttuso l’arte diventa davvero un mezzo per smuovere le coscienze di chi è sempre stato in silenzio, per far valere i diritti di chi non ne ha mai avuti.
Renato Guttuso - 1972
I funerali di Palmiro Togliatti
Ecco perché fonda, due anni prima, il Fronte Nuovo delle Arti, avanguardia artistica legata al partito comunista e dichiaratamente legata a temi di impegno sociale senza cadere però nella facile demagogia.
Un altro quadro dalla forte connotazione ideologica è I funerali di Palmiro Togliatti, del 1972, con un florilegio di bandiere rosse dove sono ritratti anche Marx, Engels, Trotsky, Stalin e Lenin.
Un quadro che è diventato l'icona del partito comunista.
Renato Guttuso
Donne di zolfatari


E non mancano quadri che rimandano al mondo del lavoro più umile, quello contadino e povero, come Donne di zolfatari, La stalla, l'Uscita per la pesca o Contadini che zappano.
In tutti è evidente la fatica e il sudore, la rabbia per la miseria che si vede nei volti urlanti delle donne della solfatara o in quelli scavati dagli uomini che tendono i muscoli per lo sforzo nell'usare le zappe.
Ma Guttuso e la Sicilia sono una cosa sola ed ecco nel 1974 la Vuccirìa: un enorme (tre metri per tre) fotogramma del mercato storico di Palermo, con i suoi odori forti di carne e di pesce, i suoi profumi di verdure e di aromi, i suoi colori e le sue urla in un vicolo strettissimo pieno di vita.
Renato Guttuso - La Vucciria - 1974 - Palermo, Palazzo Steri
Vuccirìa in siciliano vuol dire confusione, e la confusione è palpabile, si sente a pelle e ti confonde il cervello in quel florilegio di merci e di persone.
Confusione dei prodotti in vendita, dai gomitoli di salsicce alle frattaglie, dai pomodori ai pesci, fino al quarto di bue appeso a un gancio. Confusione dei colori: il bianco delle uova, il verde di cicoria e sedani, il rosso dei pomodori e delle arance, il grigio argento dei pesci e il rosa dei tranci di pesce spada, il vestito bianco della donna, il giallo del maglione dell’uomo.
E ancora il bianco della camicia dell’uomo dietro e di nuovo il nero della signora con il sacchetto della spesa.
Vita, persone, odori, sapori e colori di Sicilia, in un caos miscelato alla perfezione.
Ogni volta che guardi quel grande  quadrato  scopri qualche particolare nuovo che ti sorprende.
E per questo saperti regalare una sorpresa sempre nuova, ringrazi Guttuso. 
 
Il mio video su Renato Guttuso sul canale YouTube: