sabato 14 febbraio 2015

Collezionismo: tesori e colpe


FRANS FRANCKEN - 1636 - KUNSTKAMMER
VIENNA, KUNSTHISTORISCHES MUSEUM
Il collezionismo è fenomeno psicologico, non è cultura e non sopravvive nel tempo se non ha dentro valori profondi.Venezia sembrava una gigantesca wunderkammer con sculture greche o romane in ogni palazzo o dimora di una certa ricchezza, mentre dal Cinquecento si moltiplicarono le collezioni di tutte le espressioni d'arte: dipinti, medaglie, pietre dure, tempietti, reliquie e «corpi santi», libri, monete, cippi, stampe, anche di un solo soggetto, magari l'immagine della Beata Vergine, paramenti e arredi, vetri antichi, affreschi, bulini, conchiglie, oggetti napoleonici, volatili «esotici ed indigeni».
ABBONDANZA - GRECIA, V SECOLO
VENEZIA, MUSEO ARCHEOLOGICO
GIA' COLLEZIONE DOMENICO GRIMANI





Quasi che Venezia fosse una città bulimica che fagocitava tutto, anche i falsi, «unendo l'oro alla fanghiglia».
Quel gran ben di Dio, si pensa a più di 100.000 dipinti e centinaia di migliaia di oggetti, fu l'ignaro protagonista di un'inquietante dispersione.
Fu Napoleone, come è nell'immaginario collettivo, l'unico colpevole di acquisire - leggi rubare - così tanti dipinti senza i quali il Louvre sarebbe un museo decisamente meno ricco?
Assolutamente no.
Anzi.
Buona parte di colpa fu dei veneziani stessi, che per denaro non pensarono più di tanto a svendere collezioni dalle connotazioni più variegate a mercanti d'arte, viaggiatori ed ambasciatori che riuscirono a far man bassa in laguna non solo perché si era sfasciato il potere politico della Dominante, ma soprattutto perché erano svaniti la ricchezza e l'amore per l'arte.
PAOLO VERONESE - LA FAMIGLIA DI DARIO DAVANTI AD ALESSANDRO - 1565
LONDRA, NATIONAL GALLERY - GIA' COLLEZIONE PISANI
Solo poche famiglie riuscirono ad evitare lo sfacelo: i Grimani e i Correr che lasciano alla città i loro beni o, come i Querini Stampalia, che fondano addirittura una struttura permanente.
Attraverso le notizie raccolte nelle 225 pagine del manoscritto di Francesco Scipione Capanni, compilato tra il 1877 e il 1889, che racconta di 291 collezioni e di ben 69 diaspore, si muove tra curiosità e storie di dipinti ed oggetti rari, come il libro di preghiere del doge Francesco Morosini che racchiude al suo interno una piccola pistola, il cui scatto si ottiene tirando un cordoncino all'interno del libro.
LIBRO DI PREGHIERE DEL DOGE FRANCESCO MOROSINI
VENEZIA, MUSEO CORRER
Ma se questa chicca è fortunatamente al Museo Correr, infinite sono le vendite: i Pisani vendono un Paolo Veronese, l'ultimo Barbarigo aliena addirittura lo stemma di famiglia con tre fanali di galea e 33 cavalli intagliati, la raccolta dei Nani parte per Vienna, dipinti di Tiziano, Giorgione, Mantegna, Leonardo, Caravaggio e Dürer sono venduti da Nicolò Renieri già nel 1698.
Le tre età dell'uomo di Giorgione emigrano per Firenze e vanno a vivere sotto i Medici già dal 1698.
GIORGIONE - LE TRE ETA' DELL'UOMO - 1500/1501
FIRENZE, GALLERIA PALATINA
GIA' COLLEZIONE NICOLO' RENIERI
Il Grand Tour, è inteso più come shopping expedition che viaggio di educazione, e i dipinti varcano il vallo adrianeo per giungere ad Edimburgo, dove il museo parla veneziano, con capolavori come le due Diana, opere di Tiziano nella piena maturità e venduti da lui stesso a Filippo II di Spagna ed ora «in prestito dal duca di Sutherland dal 1945» o la Deposizione di Jacopo Tintoretto rubata, come ricorda il Ridolfi nel 1648, da San Francesco della Vigna o ancora autografi di Veronese, Bassano o Lotto, comprati all'inizio del Seicento dal duca di Hamilton.
E, ancora una volta, Venezia si ritrova e si celebra altrove.

domenica 8 febbraio 2015

Lorenzo Lotto: originale e vagabondo


LORENZO LOTTO - MADONNA CON BAMBINO E SANTI
OLIO SU TAVOLA, FIRMATO - 1503 ca.
 ROMA, COLLEZIONE BENUCCI
E’ stato per anni considerato figura di secondo piano, ma Lorenzo Lotto, nato a Venezia intorno al 1480, è senz'altro massimo artista dall’indole originale e dalla vasta complessità della cultura artistica.
Ora lo si sta celebrando a Roma, nella mostra Lorenzo Lotto e i tesori artistici di Loreto a Castel Sant’Angelo dal 3 febbraio al 3 maggio (orario 9 – 19), curata dal professor Giovanni Morello.
Inquieto di carattere, sembra un nomade che gira freneticamente l’Italia ‘rubando’ i succhi più vari della cultura figurativa, pur rimanendo sempre pittore dalla forte sensibilità condita da insoddisfazione.
E' un pittore intelligente e curioso e si evolve, cosa non da tutti.
Certo è che all’inizio non può non subire il fascino di Giovanni Bellini e della pittura fiamminga di Dürer, che bazzicava a Venezia come tanti altri suoi compaesani, come è visibile chiaramente nella tavola della Madonna con Bambino e Santi, di collezione privata.
LORENZO LOTTO - 1523
SPOSALIZIO MISTICO DI SANTA CATERINA
BERGAMO, ACCADEMIA CARRARA
Quando arriva nelle Marche, a Recanati per la precisione, e infine nel 1509 a Roma, si avvicina a Raffaello, da cui prende quella sottile inquietudine che caratterizza tante sue opere.
Basta guardare le due versioni de Lo sposalizio mistico di santa Caterina, una a Monaco all’Alte Pinakothek e l’altra all’Accademia Carrara di Bergamo, per capire: da un’impostazione belliniana rinnovata da un colore contrastato e nordico a un ritmo compositivo più mosso e venato di eleganze manieristiche.
Ancora in giro per l’Italia: dal 1513 al 1526 è a Bergamo, dove dipinge splendide pale d’altare: l'impostazione belliniana si scompagina in ritmi più mossi e accenti più emotivi nel volgere improvviso di alcune figure e nel rapido roteare degli angeli a sostenere panneggi e baldacchini, accendendosi in tonalità vivide e fredde.
Quando nel 1529 ritorna a Venezia, trova la città inesorabilmente dominata dal divin pittore, ovvero Tiziano.
Ubi maior, minor cessat, dicevano gli antichi romani.
Così, il povero Lorenzo continua il suo peregrinare, andando avanti e indietro dalle Marche, dove morirà a Loreto nel 1556,  spinto sia dall’insoddisfazione che dal bisogno.
Però si prende una rivincita dipingendo fenomenali ritratti.
LORENZO LOTTO - RITRATTO DI ANDREA ODONI -1527
CASTELLO DI WINDSOR, ROYAL COLLECTION
I suoi soggetti appartenevano a un ceto sociale più basso di quelli di Tiziano e più che nobili o dogi si trattava di mercanti, bottegai e professionisti.
E’ però chiaro che molti di loro avevano gusti estetici e intellettuali assai sofisticati e per soddisfarli, Lotto elaborò una formula di ritratto molto diversa da quella abitualmente usata da Tiziano.
I formati sono tipicamente orizzontali più che verticali e il personaggio è collocato in un ambiente che spesso si carica di significati simbolici.
LORENZO LOTTO
 RITRATTO DI LUCREZIA VALIER - 1533
LONDRA, NATIONAL GALLERY
Nel ritratto di Andrea Odoni, del 1527, il ricco mercante di origine milanese - la cui raffinata collezione di opere d’arte è descritta nel dettaglio da Michiel - esibisce sei frammenti di sculture in marmo che paiono ammonire sulla transitorietà dei possessi terreni.
L’espressione melanconica e l’ostentazione gestuale, con una mano che porge un oggetto emblematico e l’altra sul cuore, sono in sintonia con questo messaggio moralizzante.
Analogamente, nel ritratto di Lucrezia Valier, la posa abbastanza goffa è pensata non per essere elegante e naturale alla maniera di Tiziano, ma per convogliare l’attenzione sul disegno e sul foglio con la scritta che istituiscono un esplicito parallelo tra la donna e la sua omonima classica, Lucrezia, che aveva preferito morire piuttosto che perdere la virtù.
LORENZO LOTTO - GENTILUOMO NELLO STUDIO - 1530 ca.
VENEZIA, GALLERIE DELL'ACCADEMIA
Formidabile poi la brillante esecuzione del vestito verde e arancio, del velo trasparente adagiato sulle spalle e del gioiello che sporge dal corsetto.
Nel Gentiluomo nello studio, la luce soffusa, che entra dallo spiraglio della finestra, avvolge il personaggio in un’aura di tale malinconia e mistero che è quasi impossibile staccare gli occhi da quel capolavoro.

mercoledì 4 febbraio 2015

Mondi e cieli fantastici

JOHANN LUDWIG ANDREAE - 1715
GLOBO CELESTE
COLLEZIONE RUDOLF SCHMIDT
E’ il 1950.
Un giovane viennese vorrebbe un bel mappamondo vicino alla sua scrivania.
Il giovane è un tipo fortunato e il suo desiderio viene esaudito.
Dopo qualche settimana, suona alla porta un vecchietto e, senza neanche dire «buongiorno», chiede al giovanotto se aveva capito bene cosa avesse in casa.
WILLEM JANSZOON BLAEU - 1668
GLOBO CELESTE
COLLEZIONE RUDOLF SCHMIDT
Il vecchietto era il fondatore della Fondazione Coronelli, il globo celeste in questione era un raro esemplare del 1715 di Johann Andreae, mentre il giovanotto era Rudolf Schimdt, un adorabile signore dai capelli candidi e dagli occhi azzurri, scomparso da pochi anni, che da quel giorno ha fatto «quel che fa un collezionista stupido: comprare».
E, tra globi di ogni tipo e di ogni epoca, la sua collezione è arrivata a contare più di 140 globi.

Oggetti rari e molto molto importanti per la nostra cultura, spesso dimenticati e guardati solo per la loro bellezza estetica, ma che evocano mondi sconosciuti, sogni di viaggi impossibili, desideri di fuga dalla vita di tutti i giorni, e che quando nascevano erano oggetti razionali e il più precisi possibile.
La storia dei globi è strettamente legata a quella dell’astronomia e occorre risalire a 2.200 anni fa.

VINCENZO CORONELLI - 1681/1683
GLOBO TERRESTRE
PARIGI, BIBLIOTECA NAZIONALE
Stampati o dipinti col pennello, definiti nei minimi particolari, spiegavano com’era il resto del mondo, quello lontano o lontanissimo, e anche quello di cui ancora si sapeva molto poco, disegnando comunque terre e isole e scrivendo vicino le ipotesi più plausibili.
Sulle sfere terrestri le zone vuote, che rappresentavano distese d’acqua o zone ancora sconosciute, erano coperte da artistici cartigli decorati con navi e mostri marini.
Le informazioni erano vaghe e imprecise, come nel caso della California: nei primi globi era disegnata come una penisola, per tutto il ’600 come un’isola, fino a ritornare penisola dopo il viaggio che fece Eusebio Chino, missionario gesuita di Trento.

Protagonista di questa particolarissima forma d’arte e di scienza fu il frate veneziano Francesco Coronelli, vissuto tra il ’600 e il ’700, geografo, cartografo e uno dei più famosi costruttori di globi.
JEANBAPTISTE FORTIN - 1770
SFERA ARMILLARE COPERNICANA
COLLEZIONE RUDOLF SCHMIDT
Strumenti scientifici e macchine favolose, i suoi globi, generalmente in coppia - celeste e terrestre - ornavano le biblioteche di monasteri, di principi e sovrani.
Nelle sfere celesti  si rappresentano invece le costellazioni come sono viste dalla terra.
Ma non solo.
Globi assai elaborati furono realizzati anche in metalli pregiati, dando luogo  a veri e propri capolavori di arte orafa.
Un incredibile esempio è un globo cavo  di tre metri di diametro in cui si poteva entrare, costruito per il duca dello Schleswig-Holstein-Gottorf, oltre ai due globi, uno terrestre e l’altro celeste, di quasi quattro metri di diametro, che Coronelli costruì per la reggia di Versailles di Luigi XIV, ora alla Biblioteca Nazionale di Francia.
CHRISTIAN CARL SCHINDLER - 1710
SFERA ARMILLARE TOLEMAICA
COLLEZIONE RUDOLF SCHMIDT
Stupendi erano gli esemplari olandesi del ’600, l’epoca d’oro dei globi, quando erano considerati una vera e propria opera d’arte che ornavano palazzi e regge.
Particolari erano i globi islamici, con segnate solo le costellazioni, le stelle e Gerusalemme.
E ancora le sfere armillari, dette anche astrolabio sferico, che cambiano  in funzione della concezione astronomica in base alla quale sono costruite.
Sfere armillari geocentriche sono quelle con la Terra ferma al centro e il Sole e i pianeti che le girano intorno, secondo la concezione tolemaica.
Quelle eliocentriche, con la Terra e i pianeti che girano intorno al Sole, sono quelle che invece seguivano la concezione copernicana.