PAUL GAUGUIN - TE TAMARI NO ATUA - 1896 |
Con Te Tamari No Atua – la nascita di Cristo figlio di Dio – dipinto
nel 1896, Gauguin vuole dare visivamente il senso dell’innocenza e dell’integra
morale degli indigeni, la cui sessualità non repressa, immune da complessi di
colpa, porta alla rivelazione della profonda sacralità dell’amore.
I fantasmi
erotici che pervadono il sonno della ragazza si materializzano nell’immagine di
una Santa Famiglia indigena con, accanto alla figurazione cristiana, i simboli
di un paganesimo primitivo evocati dal palo dipinto che allude alla continuità,
all’unità del sacro.
Non c’è simbolo né allegoria: la Santa Famiglia non
appare tra le nuvole, ma è lì, accanto al letto, la stalla con i buoi è un
elemento dell’iconografia tradizionale del presepio ma è anche un elemento a
sé, che allude alla legge naturale e divina dell’amore tra gli esseri viventi.
Certo Gauguin ha veduto e rammenta la ragazza dormiente, ma è nella memoria che
si svela il senso di ciò che ha veduto.
Allora tutto prende significato: la
figura sola nel letto nuziale, il suo composto abbandono, la coperta gialla che
diventa un alone di luce intorno al corpo bruno, i quadri sulla parete che
prendono vita.
E poiché l’immagine occupa uno spazio e un tempo interiori, non
possono esservi effetti di luce e la luce emana dalle cose stesse, come dal
contrasto del corpo olivastro e della veste turchina col giallo chiaro del
letto.
Blu e giallo sono colori complementari, sommati danno il verde e verdi
sono le ombre della coperta, verdi e blu i colori dominanti del fondo.
Non è
l’istante fermato né il tempo che scorre: è un tempo remoto e profondo su cui
l’immagine del presente si adagia come una ninfea sull’acqua ferma.