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MICHELANGELO - LA PIETA' - 1498 CITTA' DEL VATICANO, BASILICA DI SAN PIETRO |
Vuole a tutti i costi
fare lo scultore: per lui l’immagine si trova già allo stato potenziale dentro
il blocco di marmo grezzo e lo scultore deve solo liberarla asportando la
materia superflua.
Il suo destino era evidentemente già segnato su qualche fulgida stella: va a balia da una famiglia di scalpellini, di cui si ricorderà per sempre.
Asseriva infatti di aver succhiato con il latte di lei "gli scalpelli e il mazzuolo".
E la sua strada, solitaria ma colma di gloria può iniziare.
Come tutti a quell'epoca, si trova un protettore, nella fattispecie Lorenzo il Magnifico e a diciassette anni è già famoso.
Ma lui, spirito geniale ma intuitivo, capisce che la situazione fiorentina va verso la decadenza e lascia la città: comincia
la vita errante da vero artista rinascimentale.
Alla fine del secolo da Firenze va a Roma dove nasce il
primo dei suoi capolavori: ha ventitré anni quando scolpisce, o meglio, tira fuori la
Pietà dal marmo , opera esemplarmente cristiana che riprende audacemente
il tema gotico e nordico della salma del Cristo adagiata in grembo alla Madonna
come fosse un bambino che dorme, e lei è giovane, come quando Cristo era
bambino, e sembra quasi che voglia sussurrargli una ninna nanna.
Del 1501 è di nuovo a Firenze e nasce il David, dove riesce a rendere vivo il movente
morale del ragazzo, la tensione interiore che precede lo scatto del gesto e non l'azione vera e propria.
Difficile operazione, considerato che il pezzo di marmo era già stato abbozzato da altri, ma lui riesce comunque a tirargli fuori quel che voleva.
Difficile operazione, considerato che il pezzo di marmo era già stato abbozzato da altri, ma lui riesce comunque a tirargli fuori quel che voleva.
Torna a Roma per
servire il papa in persona, Giulio II Della Rovere, vecchio e formidabile
pontefice dall’anima guerriera, di cui si diceva avesse gettato nel Tevere le
chiavi di San Pietro per tenere solo la spada di San Paolo.
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MICHELANGELO - 1513/15 MOSE' - PARTICOLARE ROMA, TOMBA DI GIULIIO II BASILICA DI SAN PIETRO IN VINCOLI |
Ma questo monumento da cui attende la gloria, sarà invece la tragedia
della sua vita, perché tra modifiche, rinvii e discussioni con il papa, andò
avanti 40 anni per poi concludersi con una soluzione di ripiego.
Fece il Mosè, grandiosa scultura di uomo forte e vigoroso, un soggetto a lui molto caro.
Mai fece donne esageratamente femminili - se si esclude la Madonna nella Pietà, dolcissima figura di madre che lui non aveva quasi conosciuto - preferiva ritrarre uomini giovani e virili, potenti nella loro immobilità, da qui anche le chiacchiere sulla sua presunta omosessualità.
Ma Michelangelo era più forte delle chiacchiere, il suo genio se ne faceva un baffo degli stolti che sparlavano di lui.
Fece il Mosè, grandiosa scultura di uomo forte e vigoroso, un soggetto a lui molto caro.
Mai fece donne esageratamente femminili - se si esclude la Madonna nella Pietà, dolcissima figura di madre che lui non aveva quasi conosciuto - preferiva ritrarre uomini giovani e virili, potenti nella loro immobilità, da qui anche le chiacchiere sulla sua presunta omosessualità.
Ma Michelangelo era più forte delle chiacchiere, il suo genio se ne faceva un baffo degli stolti che sparlavano di lui.
Il pontefice guerriero gli affida
quindi la decorazione della volta della Cappella Sistina, un lavoro titanico,
40 x 13 metri
a 20 di altezza, che inizia nel 1508: “Io sto qua in grande affanno e con
grandissima fatica di corpo e non ho amici e non ne voglio”.
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MICHELANGELO - VOLTA DELLA CAPPELLA SISTINA - LA NASCITA DI ADAMO - 1508/1512 |
E' l'opera che più di tutte lo rappresenta: un immenso affresco in cui immettere le balenanti visioni bibliche savonaroliane, la sua percezione della Fede, dei Profeti e della creazione dell'uomo con Dio inserito in quel che pare la sezione di un cervello.
La verità è che accettò l’incarico contro voglia, ma non solo.
Sostituì lo schema già deciso dal papa con il suo, ben più complesso, il che volle dire litigate furiose con Giulio II.
E' la sua straordinaria rivoluzione, di portata epocale.
La verità è che accettò l’incarico contro voglia, ma non solo.
Sostituì lo schema già deciso dal papa con il suo, ben più complesso, il che volle dire litigate furiose con Giulio II.
E' la sua straordinaria rivoluzione, di portata epocale.
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MICHELANGELO VOLTA DELLA CAPPELLA SISTINA IGNUDO, PARTICOLARE |
Per la prima volta la concezione dottrinale è
dell’artista e l’architettura dipinta non è solo cornice ma parte integrante
dell’opera.
Il collerico Giulio II lo fa impazzire: sale sui ponteggi e lo
minaccia col suo bastone infuriandosi per un lavoro che non aveva mai fine.
Ma
il 31 ottobre 1512 la volta terminata svela agli occhi di tutti le sue
terribili storie bibliche e le figure di Sibille e Profeti affacciati
sull’abisso del futuro con colori forti, decisi, come sculture dipinte.
Polemiche a non finire, ma vinse lui, a dispetto di chi diceva che non era capace a dipingere ad affresco, delle invidie degli altri artisti e malgrado il suo temperamento tempestoso e tormentato.
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MICHELANGELO - 1559ca PIETA' RONDANINI PARTICOLARE MILANO, CASTELLO SFORZESCO |
Polemiche a non finire, ma vinse lui, a dispetto di chi diceva che non era capace a dipingere ad affresco, delle invidie degli altri artisti e malgrado il suo temperamento tempestoso e tormentato.
È il 1520 e nella tecnica del "non-finito" immette in maniera drammatica l’angoscia dell'artista per la condizione umana, l’ossessione del peccato, della morte, la speranza della salvezza e della liberazione, tutte le sue angosce, le sue ansie e le sue pulsioni, trovando il culmine nella struggente Pietà Rondanini, il suo testamento spirituale a cui era ancora la lavoro nei giorni precedenti la morte.
Le ultime opere monumentali, il Giudizio Universale, la cupola di San Pietro e Piazza Campidoglio, iniziano nel 1534 ma lui ha quasi sessant’anni, è stanco e ossessionato da
pensieri di morte.
Dopo una vita intera passata senza un vero amore, chiuso nel suo essere scorbutico e sdegnoso, il terribile vecchio incontra, nel 1537, la donna della sua vita, Vittoria Colonna,
l’unica capace di spezzare il cerchio della sua solitudine spirituale non con
un vero amore, di cui però ne ha tutta la dolcezza, ma con una profonda amicizia.
Lei morirà dieci anni più tardi, provocandogli un enorme dolore e lasciandolo nuovamente solo a combattere contro i fantasmi della solitudine.
Michelangelo muore a Roma il
18 febbraio 1564 a
89 anni e il nipote di nascosto trasportò a Firenze il suo corpo, dove gli fecero solenni funerali di stato.
Il suo corpo è sepolto a Firenze a Santa Croce ma il suo spirito è vivo più che mai e rinasce ogni volta che qualche piccolo, insignificante umano muove lo sguardo verso una delle tante incredibili meraviglie nate dal suo cuore, dalla sua mente e dalle sue mani.