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mercoledì 26 luglio 2017

lunedì 13 ottobre 2014

Ilaria del Carretto: un'emozione senza tempo

Palpiti di eterno sul suo giovane viso, un velo di malinconia che si irradia sulla sua dolce bellezza, ma nessun dolore visibile, nessuna rabbia traspare verso la morte.
La tranquillità del tempo veglia su di lei.
Perché Ilaria del Carretto è viva, in quel marmo così morbido che vien voglia di accarezzarla, e sembra davvero che stia  dormendo serenamente un sonno che dura da oltre seicento anni.
E’ viva, riposa su un sarcofago marmoreo ornato nei fianchi da festoni di frutta e fiori sostenuti da putti, che però non contenne mai le sue spoglie.
Si appoggia stancamente su due morbidissimi cuscini, con i riccioli che incorniciano il suo ovale levigato, perfetto e luminoso.
Il suo abito si apre su un fascio di pieghe che arrivano fino ai piedi, fino quasi a coprire il cane, lui sì con l’espressione tristissima, che la veglia e la protegge, che a lei si appoggia, in una sorta di abbraccio che parla solo di vero amore.
Forse quell’amore che per il marito - Paolo Guinigi, signore di Lucca dal 1400 al 1430 -  era solo fittizio.
Sì, perché lui, ordinò a Jacopo della Quercia il sarcofago per la moglie, sposata il 3 febbraio del 1403 e morta l’8 dicembre del 1405 a soli venticinque anni di parto, come simbolo di eterno amore, ma poi si risposò altre due volte e il suo eterno amore evidentemente si dissolse velocemente.
In ogni caso, il primo capolavoro dello scultore senese è una felicissima sintesi fra la tradizione gotica francese e il classicismo rinascimentale.
Jacopo aveva dentro di sé una poetica delle emozioni che spalma delicatamente su tutta la figura di Ilaria, avvolgendola in un’aura di sogno e di sentimenti contrastanti.
Amore e morte, Eros e Thanatos avrebbero scritto i greci.
Una morte visibile nello scheletro trovato due anni fa nella cappella funeraria dei Guinigi nella cappella di santa Lucia a Lucca, perché Ilaria fu seppellita lì, non dentro quello straordinario sarcofago. 
L’università di Pisa afferma che si tratti proprio del corpo di Ilaria.
Ossa in cui si vede lo scempio dei secoli, di una tristezza infinita, e non si capisce il senso di averle disturbato il sonno eterno e di turbare la tranquillità che emana dal suo corpo e dal suo viso, così languidamente resi eterni dallo scalpello di Jacopo.
Francamente non interessa sapere dove sono davvero i suoi resti mortali.
Chiunque sia passato o passi per il duomo di Lucca, non può e non potrà scordarla mai.
Perché lei è l’immagine della bellezza immortale che vive dentro una scultura, di una vita spezzata per far nascere un’altra vita, di una giovinezza ‘che si fugge tuttavia’ , di un’emozione senza tempo.
 
Il video su Ilaria del Carretto è sul mio canale Youtube: