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sabato 17 gennaio 2015

Torcello: l'isola dell'arte e della solitudine

ISOLA DI TORCELLO
Un’isola dalla bellezza inesauribile che nei tempi paurosi e tristi dell’infuriar degli Unni e dei Longobardi accolse chi dalla terraferma fuggiva per trovare difesa.
E leggenda racconta come il grosso della popolazione, abbandonando le proprie città seguendo una voce che veniva dal cielo, si fosse rifugiata proprio qui e che, a ricordo della torre della patria perduta, l’avesse rinominata Turris, da cui Torcello.

Ed è il canto del gallo che sottolinea il sorger del sole di questo luogo incantato, una magia interrotta subito dopo dall’accensione delle radioline delle bancarelle, quasi a voler sottolineare che la mercificazione di Venezia - distante quasi un'oretta di vaporetto - non risparmia niente e nessuno.
TORCELLO - PONTE DEL DIAVOLO - XV SECOLO
Ma Torcello è   uno scrigno, pieno di straordinaria bellezza e dall'atmosfera unica.
La chiesa Santa Fosca, il Museo provinciale con il trono di Attila - in realtà mai usato dal flagello di Dio - e il ponte del Diavolo - del XV secolo senza parapetto - sono le attrattive più importanti dopo la Basilica.
TORCELLO - CHIESA DI SANTA FOSCA
SULLO SFONDO LA BASILICA DI SANTA MARIA ASSUNTA
Ha più di mille anni la Basilica di Santa Maria Assunta, una delle testimonianze più alte dell’architettura bizantina e altomedioevale, con la rarità che ha le imposte delle finestre in pietra.
Una chiesa, dall’aspetto semplice e solenne per la preziosità dei marmi e per l’oro dei mosaici - opera di artisti veneziani e bizantini dell'XI secolo - nata in occasione dell’elevazione al vescovado di Orso Orseolo, figlio del
doge Pietro Orseolo II.
TORCELLO
BASILICA DI SANTA MARIA ASSUNTA - 1008
IMPOSTE IN PIETRA
Una cattedrale che è lo spazio della vita, dove le pareti sono i suoi orizzonti, il limite tra il di-qua e il di-là, e su quel limite, come fosse uno schermo, i fatti rappresentati hanno un doppio valore, contingente ed eterno.
Un valore simbolico ispirato ai prototipi bizantini, dall’allegoria del Tempo vinto dall’attività umana all’Ozio, nella fronte principale esterna del coro, fino ai mosaici dell’arco trionfale con la Vergine, sola e augusta nello sconfinato campo d’oro del catino, sotto cui è disposta la teoria dei Dodici Apostoli.

BASILICA DI SANTA MARIA ASSUNTA
VERGINE MARIA, CATINO ABSIDALE






Ancora  mani veneziane nei mosaici dell’abside, con Cristo in trono fra gli arcangeli Gabriele e Michele, due figure fluidamente lineari, intuibili nello sciolto andamento delle ali.
La figura di Cristo riporta anche a
Santa Sofia di Costantinopoli, ma quell’ascetico volto qui si traduce in una rappresentazione più realistica, dall’impianto massiccio, dove le curve che segnano i lineamenti sono meno fluide.
Grandiosa, sopra la porta maggiore, una serie di figurazioni, dall’apoteosi di Cristo al Giudizio Universale, immensa icona con la funzione di ammonire il fedele sulla dannazione eterna riservata ai peccatori e sulla beatitudine destinata ai buoni.
Bisognerebbe valorizzare tale immenso patrimonio di arte, fede e cultura che anche in questi mosaici hanno lasciato segni ancora capaci di parlare a persone di culture diverse.

BASILICA DI SANTA MARIA ASSUNTA
GIUDIZIO UNIVERSALE
Non solo arte però.
Torcello ha un'anima magica che chiunque ha avuto la fortuna di andarci ha scoperto e annusato.
E davvero molti e diversi sono coloro che abitano o hanno abitato a Torcello, tutti appassionati di solitudine, dai dieci abitanti rimasti, a chi non c’è più, come i due fratelli Bortoluzzi, restauratori di gran livello sempre infreddoliti per la mancanza di riscaldamento e con l’umidità come coinquilina fedele, la clavicembalista Egidina Soika con il  marito anatomo patologo  o il dottor Baslini, che forse qui redasse il testo per il referendum sul divorzio.
O personaggi di alto livello  sociale o intellettuale come Hemingway che andava a caccia con il giardiniere della locanda Cipriani, Marc Chagall, Charlie Chaplin che similmente alla regina madre Elisabetta o all’incantevole Kim Novak, non hanno saputo resistere al fascino di un luogo senza tempo, dove la vita è perennemente scandita dalle maree e dall’alternarsi delle stagioni.