giovedì 15 giugno 2017

Masaccio: il primo grande pittore del Quattrocento

Masaccio - Autoritratto
Firenze, Cappella Brancacci
Il primo grande pittore del Quattrocento appartiene alla cerchia di Donatello e di Brunelleschi, con cui era legato da profonda amicizia e di cui condivideva le ricerche nel campo della prospettiva, le istanze umanistiche e le idee innovatrici.
Si tratta di Tommaso di Ser Giovanni di Mone, universalmente noto con il nome di Masaccio, nato in San Giovanni Valdarno mercoledì 21 dicembre del 1401.
Pur vivendo pochissimo, morì a Roma,  si dice avvelenato, a soli 26 anni nell’estate del 1428, Masaccio è una pietra miliare nella storia dell’arte italiana e la sua importanza è inversamente proporzionale alla durata della sua vita. Masaccio era uno strano personaggio unicamente dedito all’arte a sentire come lo descrive Vasari: “Fu persona astrattissima e molto a caso, come quello che avendo fisso tutto l’animo e la volontà alle cose della arte sola, si curava poco di sé e manco di altrui. E perché e’ non volle pensar già mai in maniera alcuna alle cure o cose del mondo, e non che altro, al vestire stesso, non costumando riscuotere i danari da’ suoi debitori, se non quando era in bisogno estremo”.
Masaccio - Trittico di san Giovenale - 1422
Cascia di Regello, Museo Masaccio
La sua prima opera certa è il Trittico di san Giovenale, del 1422 e destinato a una chiesa di Cascia di Regello, dove le figure energicamente costruite, la prospettiva del trono e alcuni particolari come il Bambino nudo che mangia un grappolo d’uva, ritorneranno anche nelle sue opere mature.
Si sa che collaborò con Masolino nella Sant’Anna Metterza, alla Galleria degli Uffizi, dove di sua mano sono la Madonna, il Bambino e l’angelo sulla destra.
Tra il 1425 e il 1426 dipinge il Polittico di Pisa per la chiesa del Carmine ma questa grande tavola fu smembrata e le numerose parti che la componevano sono sparse per tutta l’Europa.
Masaccio - Crocefissione - 1426
Napoli, Museo di Capodimonte
Straordinariamente drammatica è la Crocefissione, ora a Napoli nelle Gallerie Nazionali di Capodimonte, opera con cui Masaccio apre trionfalmente la vicenda della pittura rinascimentale, in cui il personaggio tragico della Maddalena ai piedi della croce è stata aggiunta di getto sovrapponendola a una precedente stesura.
Importantissima testimonianza della perfetta comprensione riguardo al nuovo concetto di spazio e frutto di collaborazione con Brunelleschi per quanto riguarda le architetture, è il monumentale e strepitoso affresco della Santissima Trinità in Santa Maria Novella a Firenze.
Si può solo immaginare lo stupore dei fiorentini quando apparve l’affresco che pareva aver scavato un buco nel muro per mostrare al di là una nuova cappella, che diventa quasi protagonista della composizione che preannuncia il Cinquecento.
Masaccio - Santissima Trinità
1427/1428
Firenze, Santa Maria Novella
 
Ma la grande opera di Masaccio è la continuazione degli affreschi che iniziò Masolino nella Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine a Firenze, a cui il giovane artista lavora tra il 1425 e il 1427 e, che alla sua morte, verranno terminati da Filippino Lippi oltre cinquant’anni dopo.
I suoi personaggi sono esempi di un’umanità del tutto nuova: avvolti in ampi mantelli le cui pieghe ricadono senza rigidezza, sostanziano e qualificano lo spazio in modo tale che la presenza di architetture negli sfondi non appare essenziale ai fini dell’organizzazione spaziale delle scene e la rappresentazione del reale, del miracolo inteso come momento significativo della storia, si arricchisce di un profondo contenuto etico in queste essenziali ‘prospettive figurate’.
Masaccio - Il pagamento del Tributo - 1425
Napoli, Museo di Capodimonte
Nel Pagamento del Tributo, una delle scene più famose di tutto il ciclo, il gruppo di apostoli si dispone intorno a Cristo secondo un modello circolare: tutta la scena appare intessuta di una tenue seppur eloquente trama di gesti e di sguardi tra le figure di statuario vigore, che sottolinea i diversi momenti dell’azione.
Masaccio - Resurrezione del figlio di Teofilo 
1425/1427
Firenze, Santa Maria del Carmine
 Cappella Brancacci
Nella Storia di Tabita, fa da sfondo una perfetta veduta cittadina con caseggiati quattrocenteschi, di una potenza evocativa di cui solo lui era capace.
Nel San Pietro che guarisce con l’ombra, nella Distribuzione dei beni, nella Resurrezione del figlio di Teofilo, la tecnica pittorica, basata sull’accordo dei toni e sul tenue svariare delle luci, raggiunge valori che anticipano i  pittori veneziani cinquecenteschi.
Masaccio 
La cacciata di Adamo ed Eva
dal Paradiso Terrestre
Firenze, chiesa del Carmine
Cappella Brancacci
L’opera di Masaccio influenzò e in certo senso determinò l’arte pittorica a lui successiva, dall’Angelico al Lippi, da Leonardo a Michelangelo, mentre le future generazioni di artisti la considerano fondamentale.
Tale modernità è ancora valida: le celeberrime figure ignude di Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso terrestre mantengono intatta la loro fenomenale efficacia.
Il contenuto etico e morale della pittura di Masaccio, che costruisce immagini grandiose di uomini degne dell’antichità storica, direttamente si innesta su una ricerca formale tesa non più alla gradevolezza della linea o del colore, ma al raggiungimento di strutture compositive e prospettiche di essenziale efficacia.
Noi abbiamo fatto in Masaccio una grandissima perdita”, dirà Filippo Brunelleschi alla notizia della dipartita del giovane e rivoluzionario pittore, indicando con quel ‘noi’ tutta la Firenze artistica del tempo.
Il lungimirante architetto comprendeva che molti anni sarebbero passati prima che sulla scena della pittura italiana apparisse un uomo capace di raccoglierne l’eredità.

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