domenica 24 maggio 2015

Cari affezionati lettori...

Cari affezionati lettori,
a causa delle mie condizioni di salute e di altri fattori, smetterò momentaneamente di scrivere.
Quando mi riprenderò, continuerò.
Comunque,
grazie di cuore a tutti!
Alessandra


sabato 23 maggio 2015

La Pubertà di Munch: l'essenziale in un quadro

EDWARD MUNCH - LA PUBERTA' - 1895
OSLO, GALLERIA NAZIONALE
A chi non è mai capitato di trovarsi davanti la propria figlia adolescente, con uno sguardo che dice tutto e il contrario di tutto, che vi mette ansia e in difficoltà  con il modo cui vi guarda, come se voi genitori foste la causa di tutti i suoi insopportabili malesseri esistenziali?
Penso che queste sensazioni non avrebbe potuto meglio esprimerle Edward Munch, ne la Pubertà, che l’artista norvegese dipinse nel 1895.
C’è soltanto l’essenziale: il letto, la ragazza  e la sua ombra sulla parete.
La figura è realistica, con piedi grossi e mani un po' arrossate, gracili, come di bambina, il petto e le braccia e piene, già di donna, come la curva delle anche e del bacino.
Il volto incerto e spaurito dice il suo turbamento per il mutamento che sente compiersi nel proprio essere, cosa che succede alle adolescenti di tutto l'universo, con tutti i problemi che questo cambiamento comporta, e relative e inevitabili crisi di nervi.
Realistica, anche se ingigantita, è l’ombra, giustificata dall’illuminazione frontale, che prende forma e incombe come un fantasma, ma di quelli cattivi e pericolosi però. 
Anche il letto è realistico: si vede l’impronta, par di sentire il tepore lasciato dal corpo, eppure allude a quelli che per Munch sono i due poli dell’esistenza: l’amore e la morte.
E quel senso d’ansia sospesa della figura nello spazio vuoto è il primo segno dell’influenza nell’arte della filosofia esistenzialista.
Tutto in questo dipinto – la fluidità delle linee, la scorrevolezza del segno, i colori forti – allude alla continuità del tempo, al trascorrere della vita, all’inarrestabilità del destino.
E come non mai, fissa in un'immagine il periodo più bello ma anche più travagliato dell'esistenza di una donna, con i suoi contrasti, le sue paure, le sue speranze, i suoi sogni.
Un periodo che mai dimenticherà e che a posteriori diventerà un ricordo meraviglioso, fatto a volte anche di rimpianti, ma indelebile e dolcissimo.

E questo è il link del  mio video sulla Pubertà di Munch:
https://www.youtube.com/watch?v=I22T6MYq5KE&t=13s

venerdì 15 maggio 2015

I Giocatori di carte di Cezanne: un quadro da scoprire

PAUL CEZANNE - LES JOUEURS DE CARTES - 1890/1895 - PARIGI, MUSEO D'ORSAY
Come conciliare l’attualità con l’apparente indifferenza di Cézanne verso i problemi sociali, tipici del suo tempo?
Chiuso nel suo studio, lontano dal mondo, non pensa che alla pittura, non lo sfiora il sospetto che nel problema generale della società si possa isolare un problema sociale.
Un solo quadro, in più versioni con i personaggi che da cinque scendono fino a due, sembra sfiorare l’argomento: Les joueurs de cartes, dipinto intorno al 1890.
Il tema è chiaramente di ispirazione caravaggesca e conferisce alla partita un carattere estremamente austero.
Con accenti diversi da quelli che poteva aver il primo Van Gogh, non sfugge neppure a lui la compostezza e la serietà
dei due contadini, che portano nel gioco lo stesso impegno e la stessa ritualità del lavoro.
Benché la posizione e i gesti delle figure siano perfettamente simmetrici e nei visi non vi sia la minima ricerca di espressione psicologica, Cézanne ha comunque espresso un rapporto tra i due giocatori, l’uno intento a scegliere la carta da giocare, l’altro in attesa.
La fissità del giocatore in attesa è definita dalla forma cilindrica del cappello che si ripete nella manica, dalla retta dello schienale della seggiola, dalle note bianche della pipa e del colletto: perfino la tovaglia rossastra sulla tavola cade a piombo dalla sua parte.
L’attenzione dell’altro è resa dai colori più chiari sensibili alla luce della giacca, del cappello, del volto e dall’andamento meno rigido, più ondulato, dei tratti.

Il divario tonale determina l’espandersi e il contrarsi del colore, fino al limite dove un’altra forma colorata lo blocca.
Ma questa partita, forse, poteva essere lo specchio di quella che stava giocando con il padre.
Una partita più seria: la lotta con il padre per far sì che  riconoscesse la sua pittura come qualcosa di veramente serio e importante.
Non sappiamo come andò a finire fra i due, ma certo è che la sua pittura la partita l’ha vinta.
Alla grande.