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mercoledì 3 settembre 2014

Caravaggio e la storia di san Matteo

Caravaggio - San Matteo e l'angelo - 1599/1602
Roma, Chiesa di San Luigi dei Francesi, Cappella Contarelli
Caravaggio affronta direttamente il problema della Storia nei tre dipinti della cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi a Roma, realizzati tra il 1599 e il 1602.
Il primo dei tre, San Matteo e l’angelo, lo dovette rifare ex novo perché la prima versione fu rifiutata dal clero in quanto troppo realistico: leggenda vuole che i grossi piedi terrosi del santo in primo piano avessero procurato una violenta reazione da parte dei prelati.
Non si sa quel che dissero di preciso ma lo si può facilmente immaginare.
Nella Vocazione di San Matteo la chiamata è diretta, personale di Dio, che sorprende l’uomo quando meno se l’aspetta, magari nel peccato. 
Caravaggio - Vocazione di san Matteo- 1599/1602
Roma, Chiesa di San Luigi dei Francesi, Cappella Contarelli
Matteo era gabelliere: il luogo è il corpo di guardia, un ambiente angusto, senza sfondo prospettico, debolmente illuminato da una finestra.
I giocatori portano abiti moderni: non è una vecchia storia, è un fatto che accade ora e che potrebbe accadere in qualsiasi momento, a chiunque. La grazia non è un segno che solo all’eletto sia dato vedere: tutti si volgono sorpresi, tranne l’avaro che conta i soldi, come Giuda i trenta denari.
Caravaggio - Martirio di san Matteo- 1599/1602
Roma, Chiesa di San Luigi dei Francesi
 Cappella Contarelli
Nel Martirio di San Matteo l’evento storico, drammatico, è ridotto alla cruda realtà di un atto di violenza, un assassinio vero e proprio.
Si sa dalle fonti che il quadro fu rifatto due volte, l’esame radiografico infatti dimostra che è stato ridipinto sulla stessa tela, per un crescente bisogno di concisione e di intensità.
Lo stesso lampo di luce rivela i tre momenti della vicenda: il santo strappato dall’altare e colpito dai carnefici, lo sgomento e la fuga degli astanti, l’angelo che piomba dal cielo con la palma del martirio. 
C’è, ben chiaro, il ricordo del Miracolo dello schiavo di Tintoretto, il quadro che mezzo secolo prima aveva creato un modo nuovo e più intenso di figurazione drammatica.
Jacopo Robusti  detto Tintoretto
Miracolo dello schiavo  - 1548
Venezia, Gallerie dell'Accademia
Ma Caravaggio stringe ancora i tempi: là gli astanti commentavano sorpresi e il santo arrivava volando nel cielo per risolvere il dramma, qui si accalcano sgomenti, il carnefice colpisce il santo, ma l’istante della morte è anche quello della gloria e la stessa mano protesa in un gesto di difesa e di orrore coglie la palma dalle mani dell’angelo.