giovedì 19 marzo 2015

Auguri papà!


OTTAVIO ARTALE CON CLAUDIA CARDINALE
 E MAURICE AGOSTI
VENEZIA, GRAN TEATRO LA FENICE, GIUGNO 2009
Papà era un uomo affascinante.
Amava la vita, la musica, il ballo, l’arte, gli sport e anche le belle donne.
Non scriveva mai, anche quando mi mandava qualcosa per posta: se era prolisso metteva un ‘ciao papi’, nulla di più.
Eppure quando passò a Venezia con me gli ultimi mesi di vita, decise che era arrivato il momento di scrivere.
Era medico, di quei vecchi medici condotti che non esistono più e in tutti quegli anni ne aveva viste di tutti i generi ma lui voleva raccontare le emozioni della sua vita più che i fatti.
Aveva già trovato  il titolo di quei pensieri: “La vita è”.
Oggi è la festa di tutti i papà e questo è il mo personalissimo omaggio a un uomo che ha segnato la mia vita, nel bene e nel male, e di cui ero, come forse tante figlie femmine, innamorata. 
Cosa, questa, che ha creato non pochi problemi nella mia vita sentimentale, perché mai nessuno era come lui.
OTTAVIO, ADRIANA, ROSSANA E ALESSANDRA ARTALE
BADALUCCO (IM), 1960 CIRCA
Tant’è.
Queste qui sotto sono le uniche frasi che ha scritto.

E  ve le voglio regalare.

“Come si può definire un’emozione?
Uno stato d’animo?

Uno sconvolgimento improvviso della circolazione? (“emo” vuol dire sangue e “motio” è movimento, ma questa è una mia personale interpretazione)
O una scarica di adrenalina?
Comunque, una vita senza emozioni non vale la pena di essere vissuta.
Questa però non vuol essere la mia autobiografia.
Nonostante la mia presunzione (alimentata da quanti mi hanno sempre sopravalutato) e la vanità maschile (superiore o perlomeno diversa in genere da quella femminile) che mi ha sempre posseduto, non voglio pensare che qualcuno sia interessato a prestare attenzione ad un racconto della mia vita, ma credo che possa esserci qualche motivo per riflettere su quanto avrò da dire su ciò che ha movimentato la mia vita e far pensare che comunque abbia valso la pena di vivere, anche se con qualche rimpianto, per occasioni perdute e qualche rimorso per errori commessi che avrebbero potuto essere evitati.
Le emozioni che certi fatti hanno suscitato in me sono rimasti come ricordi indelebili, siano piacevoli o meno da rievocare quando si ripercorre il corso della propria esistenza, ma che fanno anche pensare agli errori che si sono commessi o alle cose positive che possono essere state fatte.
Dopo questa generica premessa di filosofia spicciola, frutto di una esperienza maturata in oltre ottantadue anni, cercherò di raccontare e di spiegare (se ce ne sarà bisogno) ciò che dentro di me ha suscitato reazioni fin da bambino, che mi hanno lasciato profonde tracce nel corso degli anni e che hanno in larga parte condizionato la mia vita.
Quello che mi accingo a scrivere, ma non so se avrò voglia, tempo e vita per finire, vuol essere solo una carrellata delle circostanze che mi hanno procurato le emozioni di cui credo di aver descritto il mio pensiero.


OTTAVIO ARTALE NEL 1951
 DOPO LA LAUREA
L’uso della prima persona è semplicemente costituito dal fatto che le emozioni (e i ricordi) di cui scriverò sono soltanto i miei, non volendo né potendo cercarne in nessun altro.
Ma la vita non è solo buio e difficoltà, c’è tanta gioia e luce, ci sono momenti e periodi felici, ci sono emozioni positive che ti fanno amare la vita e ti aiutano a viverla tutta, mentre scorre , lenta e veloce, fino alla fine che sai che ti aspetta ma che non ti deve far paura.
Ora che mi sento mi sento ovviamente vicino alla fine (sono vecchio, molto malato e, mi sia consentito, anche stanco), cercherò, andando indietro nel tempo, di rivivere le emozioni che hanno caratterizzato i momenti e le fasi più importanti della mia vita”.
 
Ad maiora, papà!


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