domenica 21 settembre 2014

Simone Martini, la luce del Medio Evo

SIENA NEL MEDIO EVO
Fate un gioco: immaginate di essere catapultati nel bel mezzo del Medioevo. 
La vita quotidiana scandita dal suono delle campane, le case e le botteghe illuminate dalle candele e dalle lampade a olio. Si mangia quel che si trova e si è fortunati se non si muore di peste.
Immaginate di essere a Siena all'inizio del Trecento e di vedere per le strade piene di giullari e predicatori in odore di stregoneria o di scomunica, un ragazzo, magari con i vestiti rammendati e un po’ sporchino, perché in quell’epoca ci si lavava ben poco, che va a pulir pennelli nella bottega di un pittore già affermato.
E’ lì, da Duccio di Boninsegna che quel ragazzo impara la pittura. Impara presto perché ha talento da vendere.  
A quel ragazzo, i senesi danno il tempo di impratichirsi e dopo qualche anno gli commissionano affreschi e dipinti per cui avrà gloria perenne nella storia, oltre al ringraziamento di noi comuni mortali del terzo millennio per il regalarci così tante emozioni e meraviglie: è Simone Martini, il simbolo dell’eleganza gotica.
Proprio lui, che era il corrispettivo in pittura di quel che Petrarca era in poesia.
Di Simone, due opere in particolare tolgono il fiato.
La prima è un affresco nella Sala del Consiglio del Palazzo Pubblico di Siena, Guidoriccio da Fogliano all’assedio di Montemassi, dipinto nel 1330.
Un affresco grande, quasi 10 metri per tre e mezzo che copre tutta la parete che continua a essere il centro di polemiche per i restauri che hanno evidenziato rifacimenti nella parte sinistra, quindi mettendo in discussione il nome di Simone, ma anche per la lamina d'argento che ricopriva la gualdrappa e l'armatura del cavallo. Da ricordare, su questo punto, che Simone era affascinato dall'oreficeria e usava spesso le punzonature tipiche dell'arte orafa senese del XIV secolo. Ma, al di là delle polemiche, Guidoriccio resta e resterà per sempre un capolavoro.
L’immagine celebra il condottiero che aveva conquistato anche il castello di Sassoforte per i senesi, che poi lo perderanno, lo riconquisteranno e lo perderanno ancora ma va beh, la storia è fatta di sconfitte e vittorie.

SIMONE MARTINI - GUIDORICCIO DA FOGLIANO - SIENA, PALAZZO PUBBLICO
Lui è grandioso: in bilico tra la concretezza realistica dei singoli dettagli e il favoloso, irreale, effetto d’insieme.
E’ da solo, in una landa sabbiosa  e deserta. In dieci metri di colori quasi neutri, non c’è nessun altro. Si vedono gli accampamenti militare, i castelli, i monti, le bandiere ma non c’è anima viva.
E’ lui, vittorioso, con uno straordinario mantello a losanghe.
Lo immaginiamo urlare al mondo che si può vincere anche da soli, che sì ci vuole forza, coraggio e forse fortuna, ma si può.
Ma Simone non era solo questo.
Simone era poesia, eleganza, raffinatezza, bellezza spirituale.
SIMONE MARTINI - ANNUNCIAZIONE
FIRENZE, GALLERIA DEGLI UFFIZI
Nata nel 1333 per il Duomo di Siena, ora agli Uffizi, la sua Annunciazione lascerà un segno in tutta la storia dell’arte a venire. Guardatela.
E’ misteriosa e affascinante. L’oro del fondo accoglie in uno spazio irreale, quasi fosse un velo protettore, le sagome aristocratiche dei due protagonisti.
Ma è lei, la Madonna, quel qualcosa in più che fa di un quadro un capolavoro.
Lei, con la paura, così umana e femminile, di quell'annuncio che si materializza nel colore che pare fuggire davanti alla sola luce dell’angelo.
Lei, che come la donna celebrata dal Petrarca, è immersa nella luce ma non la emana.
Lei, con quel suo ritrarsi che la rende ancor più vera, con lo sguardo attonito contrapposto al sorriso accennato dell’angelo che le porge un ramo d'ulivo e non i gigli, simbolo dell’odiata Firenze che però devono vedersi, nel vaso dietro, perché anche simbolo di verginità. E con le regole dell’iconografia cristiana si poteva scherzare poco, anzi, pochissimo.
Eccoli i capolavori di Simone, nati in quel Medio Evo che per gli storici è un'epoca buia, quasi selvaggia, ma che è la base della modernità per la letteratura, la filosofia, la politica vera e la storia dell’arte.
L’epoca in cui Dante aveva già scritto la Divina Commedia, Petrarca i suoi sonetti, Boccaccio il suo Decamerone e la musica era dolce e lieve come un dono divino.
Un’epoca in cui Marco Polo era già stato in Cina, in cui nascono capolavori dell’oreficeria e le biblioteche laiche, in cui nascono edifici come la cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, la Basilica di San Marco a Venezia e il Duomo di Milano. 
E, scusate, a me non pare affatto un’epoca buia. Anzi, direi che è luminosissima. 

4 commenti:

  1. gurdando Guidoriccio mi sono sempre immerso in quel silenzio in cui cavalca , mi pareva che non si dovesse fiatare nessun commento a turbare l'incanto.ma poi è arrivata Alessandra e, Guidoriccio è diventato un amico, uno abituato a combattere, vincere e perdere, come chi non ha voglia di arrendersi, Grazie Smone. Grazie ALESSANDRA

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  2. Grazie a lei. Guidoriccio mi ha sempre trasmesso l'emozione dell'uomo vittorioso ma solo ed è un'immagine che mi ha sempre commosso. Continui a seguirmi, buona giornata. Alessandra

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  3. eppure cè chi sostiene che il cavaliere non sia Guidoriccio in quanto al tempo de l'esecuzione dell'opera Guidoriccio avrebbe cambiato casacca diventando nemico dei senesi, va da se che l'opera resta eccelsa, un saluto

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    1. Ci sono anche discussioni infinite sull'attribuzione a Simone, ma guardandolo dal vivo è davvero bellissimo. Riguardo alla storia di Guidoriccio, bisognerebbe avere tutti i documenti dell'epoca, fare ricerche ecc.ecc. per sapere esattamente come sono andate le cose. Un caro saluto

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