martedì 2 settembre 2014

Livio Seguso e la magia del vetro

 
«Il vetro è un materiale magico, non ha solo tre dimensioni come il marmo o il legno.
Ha un plusvalore, la quarta dimensione, che chiamerei penetrazione perché nel vetro riesci a entrare, lo sguardo arriva a scrutarne la parte più interna e misteriosa ed è solo la sua trasparenza che ti dà questa possibilità».
Allusioni sensuali? Peut-être.
Ma l’intimità raggiunta da Livio Seguso, scultore muranese classe 1930, con quella magica alchimia di sabbia e fuoco chiamata vetro è assoluta.
Ne conosce ogni segreto, ogni bizzarria, ogni sfumatura, ne intuisce le forme possibili o impossibili per le logiche regole fisiche e di gravità, ne carpisce i guizzi più profondi imprigionandone la luce secondo i suoi progetti geometrici.
Seguso «pensa in vetro» già dalla idea primigenia, da quel lampo che dalla sua mente diventerà una scultura, sapendo in anticipo come si evolverà la massa incandescente, quali saranno le vie da seguire.
Un approccio all’arte del vetro da artifex dal sapore rinascimentale, senza mediazioni di mani esterne.
In lui il pensiero diventa movimento del corpo e delle mani, indurite e levigate dal caldo dei ferri di fornace ma incredibilmente capaci di sensibilità infinitesimali nel plasmare per poi concludere lisciando e lucidando vetro, marmo, granito e legno sì da renderli morbidi, a dispetto della loro intrinseca durezza.
E questa capacità di 'mestiere' è stata la base della sua ricerca artistica, iniziata come tutti con il figurativo per poi giungere alla consapevolezza di una identità personale ed originale.
E’ con la luce che Seguso costruisce le sue sculture per giungere all’assoluta purezza formale, come nelle opere degli anni ’80, «col grande gioco dello spazio e della luce - scriveva Pierre Restany - con l’uso della trasparenza del vetro come pratica quasi ironica di un gioco ottico senza fine».
Ecco allora Vortice, Infinito, Spazio ideale: sfere e dischi in cristallo trasparente nati per acchiappare la luce in tutte le sue forme e rigenerarla, diversa ogni attimo, in una sorta di caleidoscopio virtuale.
Alla fine di quel decennio per Seguso arriva la svolta.
Il suo percorso, dall’origine alla forma, viene sottolineato da una parte dall’uso di marmi, di graniti e di pietre che diventano involucro della sfera di cristallo e dall’altra la precisione del vetro in diverse densità luminose.
Le pietre e il cristallo formano entità strutturali diverse e nascono le connessioni ideali, con una contrapposizione controllata del marmo bianco e del vetro bluastro, o le compenetrazioni, una serie di invenzioni complesse, dalla perfezione formale assoluta.
Ma la ricerca di Seguso continua.
L’ultima sua scoperta è il legno, con le sue vene lasciate volutamente in vista seppure controllate da una rigorosa geometria.
Ma il legno convive, ancora una volta, con il vetro, «materiale - afferma - che sembra nascere dal mare per vivere nell’aria, che affascina e accende la fantasia».
 
 

 

2 commenti:

  1. Brava Ale. Sei un piccolo genio. È bellissimo leggerti

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  2. Luminosita degli intrecci colorati con la matita in blues.Bella luce Ale ti conterò di vitrea e di Pietro .

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